Nella giornata di mercoledì 7 marzo 2012 è stato eseguito dall’equipe del prof. Fabio Catani, direttore della Struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, un intervento di iniezione di cellule staminali autologhe in paziente con osteonecrosi. Modena si conferma, dunque, tra i pochi centri in Italia in grado di usare questo tipo di trattamenti terapeutici.

L’intervento, il primo realizzato a Modena associato a questa patologia, e che fa seguito ad un’altra decina di interventi di reiniezioine, è stato eseguito su paziente maschio di 56 anni di Benevento con osteonecrosi della testa femorale secondaria a terapia immunosoppressiva effettuata per trapianto renale ed è durato circa un’ora, dalle 9.35 alle 10.35. Ora il paziente, seguito di concerto con i medici della Struttura complessa di Nefrologia e Dialisi, sta bene e già nella giornata di domani potrebbe essere dimesso.

“Non posso nascondere anche in questo caso – commenta il Direttore generale dottor Stefano Cencetti – la mia soddisfazione per questa nuova frontiera terapeutica aperta con questo intervento al Policlinico di Modena, che conferma la bontà strategica delle scelte fatte dalla nostra azienda nella scelta dei professionisti. Abbiamo sempre guardato a trovare medici capaci per dare ai nostri utenti l’assistenza e le terapie più innovative ed adeguate ai difficili casi clinici che spesso transitano per il nostro ospedale. Un grazie sincero lo voglio rivolgere anche in questa circostanza al prof. Catani ed alla sua equipe per le abilità dimostrate”.

L’osteonecrosi è una patologia dell’osso, che si localizza per lo più su anca e ginocchio e che colpisce all’incirca l’1 % dei pazienti, sottoposti a terapia immunosoppressiva a seguito di trapianti o affetti da malattie sistemiche autoimmuni, tra le quali il Lupus sistemico. Colpisce altresì pazienti leucemici in terapia antitumorale, o pazienti affetti da malattie del sangue come l’anemia falciforme.

La tecnica chirurgica eseguita dai professionisti del Policlinico di Modena mira al ripristino del tessuto osseo danneggiato, utilizzando materiale proprio del paziente (senza quindi ricorrere a cellule “estranee”) in grado di rigenerare l’osso. “Questo – afferma il prof. Fabio Catani – permette di evitare o almeno ritardare il ricorso a interventi di chirurgia maggiore come la protesizzazione dell’anca e del ginocchio”.

Il recupero postoperatorio prevede la deambulazione con antibrachiali per 45 giorni, al termine dei quali, se la valutazione radiografica risulterà positiva, si può concedere il carico. “Questo tipo di intervento – spiega il prof. Fabio Catani – è indicato in uno stadio precoce della malattia: è nostro intento mettere a punto un programma di controllo dei soggetti a rischio che permetta di individuare la malattia al suo esordio, collaborando con i reparti del Policlinico che si occupano di questi pazienti, assicurando agli stessi una continuità assistenziale sempre più adeguata e completa”.