“Battetevi insieme a noi, affinché i servizi per l’infanzia gestiti dai Comuni non siano discriminati rispetto alle scuole statali e paritarie”. É l’invito che l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena, Adriana Querzè, rivolge nella lettera aperta inviata ai rappresentanti modenesi in Parlamento. Come evidenziato anche dal sindaco Giorgio Pighi nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale Anci, l’attuale Legge di stabilità consente di rimpiazzare soltanto il 20 per cento dei dipendenti comunali in uscita e impone un vincolo del 50 per cento rispetto alla spesa 2009 per il personale flessibile. Condizioni che comportano di fatto l’impossibilità di garantire il personale docente e quindi la necessità di esternalizzare le scuole. La prospettiva ha aperto un ampio dibattito politico in città, nell’ambito del quale il neonato comitato “Giù le mani dagli asili” ha consegnato al sindaco e all’assessore una petizione accompagnata da 3 mila 800 firme. Di seguito, il testo della lettera inviata ai parlamentari modenesi.

“Gentilissimi,

da oltre quarant’anni il Comune di Modena è impegnato nella crescita e nella diffusione dei servizi per l’infanzia. I tratti distintivi di questo impegno vanno ricercati nella centralità dei bambini come soggetti di diritti, nella professionalità degli insegnanti, nella partecipazione dei genitori e quindi nella costruzione di una scuola inclusiva, aperta, di qualità.

In questi quarant’anni il sistema educativo e scolastico modenese per bambini da zero a sei anni è cresciuto in un’ottica di integrazione fra istituzioni pubbliche e private che consente oggi di offrire un posto al nido e alle scuole dell’infanzia a tutti i richiedenti. Anche il privato e il privato sociale, che tanto si sono spesi in questa città, riconoscono che la presenza di un nucleo forte di strutture comunali e l’efficacia dell’azione di programmazione e controllo dell’Ente locale hanno contribuito alla creazione di un sistema ampio, equilibrato, di qualità.

Oggi però, siamo di fronte ad una situazione nuova: la gestione indiretta che il Comune ha sin qui utilizzato come strategia vincente per espandere i servizi, diventa rinuncia ad una parte del sistema pubblico comunale costruito negli anni. Ciò a causa delle gravissime ripercussioni che il quadro normativo in materia di personale sta producendo negli Enti Locali che gestiscono direttamente nidi e scuole dell’infanzia.

Da un lato, infatti, le assunzioni a tempo indeterminato non possono superare il 20% delle cessazioni dell’anno precedente e, dall’altro, i posti vacanti non possono essere coperti con personale assunto a tempo determinato. Risulterà perciò impossibile riaprire alcune scuole nel prossimo mese di settembre.

Inoltre le scuole e i servizi educativi degli Enti locali sono stati esclusi dall’obbligo di rispettare il limite del 50% delle spese sostenute nel 2009 per la stipula di contratti a tempo determinato, soltanto per l’anno 2012 . Questo riproporrà, dal mese di gennaio 2013, cioè nella parte centrale del prossimo anno scolastico, l’impossibilità di garantire anche le sostituzioni del personale assente per brevi periodi.

E’ una situazione che, oltre a limitare fortemente l’autonomia dei Comuni, introduce elementi di discriminazione fra soggetti legittimati alla gestione di scuole. Infatti, come recita l’art. 1 della Legge n.62/2000 sulla parità scolastica “Il sistema nazionale di istruzione, (..) è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali”. Le scuole degli enti locali sono oggi ostacolate nell’esercizio delle loro funzioni dal complesso normativo sopra richiamato a differenza di quanto avviene per quelle statati e paritarie private. Ciò ha ripercussioni evidenti sulle famiglie che si troverebbero impossibilitate ad esercitare la loro libertà di scelta tra proposte educative differenti -statali, private, dell’ente locale – presenti in città.

I genitori, gli insegnanti e i cittadini modenesi ci stanno segnalando con forza la loro preoccupazione per un futuro molto incerto e per il rischio concreto: temono cioè che il patrimonio costituito dalle scuole dell’infanzia comunali vada disperso e che la presenza di servizi educativi e scolastici che rispondono a diritti fondamentali possa ridursi.

So che, in quanto modenesi, comprendete benissimo, il significato dell’arretramento dell’offerta del servizio comunale per l’infanzia e quindi Vi chiedo a nome dei tanti genitori che frequentano sia le scuole paritarie private, che quelle convenzionate, che quelle statali e comunali un forte impegno per la nostra città: l’impegno a esercitare, presso il Governo ed in Parlamento tutte le azioni necessarie affinché, in tempi brevi, sia possibile ottenere che i servizi per l’infanzia gestiti dai Comuni siano esclusi dal rispetto delle norme vigenti in materia di personale, come già avviene per quelli gestiti da altri soggetti e direttamente dallo Stato. Ne va del riconoscimento sostanziale dell’autonomia degli Enti Locali e della non discriminazione fra soggetti ed enti che gestiscono scuole che la legge definisce come facenti parte dello stesso sistema nazionale di istruzione.

Vi ringrazio per l’attenzione e chiedo la possibilità di confronto di merito, qualora lo riteniate opportuno”.

(Adriana Querzè, assessore all’Istruzione del Comune di Modena)