Il segretario provinciale della Cisl, William Ballotta, e quello della Fai-Cisl, Piersecondo Mediani, hanno incontrato stamattina il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, a Modena per un incontro organizzato da Confagricoltura, esprimendogli preoccupazione per la ventilata riforma dei trattamenti di disoccupazione. La proposta presentata dal ministro Fornero prevede l’eliminazione della cosiddetta “disoccupazione agricola” e l’introduzione di una nuova strumentazione che ridurrebbe sia il numero delle giornate indennizzate sia la contribuzione valida ai fini pensionistici. L’anno scorso sono stati circa 3 mila i lavoratori agricoli modenesi che ne hanno usufruito. «Questa notizia, se confermata, produrrebbe una riduzione drastica del reddito e dei contributi previdenziali per centinaia di migliaia di lavoratori e creerebbe una situazione di pericolosa tensione sociale in tutto il Paese», hanno detto Ballotta e Mediani al ministro Catania. Per i sindacati con questa proposta il governo intende sottrarre risorse che oggi servono a tutelare le fasce più deboli del lavoro italiano per trasferirle verso altre esigenze del Paese, compiendo così una vera azione di “macelleria sociale” che colpirà, in maniera pesante i lavoratori. Azione che si aggiunge a quella già perpetrata con la riforma pensionistica che ha escluso dalla possibilità di percepire la pensione quelle persone che, come nel settore agricolo, normalmente lavorano solo periodicamente nel corso dell’anno. «Con questa proposta, inoltre, il governo che spiega ai giovani che il “posto fisso” non esiste più, decide di colpire proprio quei settori dell’occupazione caratterizzati dalla “stagionalità” che, per milioni di lavoratori italiani, costituisce già da molti anni un lavoro “normale”. In agricoltura – hanno ricordato i segretari Cisl e Fai – il lavoro stagionale rappresenta oltre il 90 per cento dell’occupazione totale. Difendere la specificità del settore agricolo non significa difendere un sistema di privilegi, bensì garantire continuità lavorativa a una attività che è strutturalmente stagionale e che ha bisogno di alta professionalità. L’attuale sistema di sostegno al reddito nel settore agricolo rappresenta una componente fondamentale per la sopravvivenza stessa di queste professionalità perché – hanno concluso Ballotta e Mediani – va a coprire periodi di disoccupazione, inevitabili e prevedibili». Per questo a livello nazionale i sindacati chiedono da tempo un incontro con il governo; nell’attesa di ottenerlo hanno proclamato lo stato di mobilitazione del settore e uno sciopero generale di otto ore per il 22 marzo prossimo, con iniziative in tutte le province davanti alle prefetture.