L’Associazione Artemisia, come ha già fatto in passato, non può ignorare ciò che le donne continuano a subire e che spesso viene circoscritto in una dimensione privata e a proposito degli ultimi fatti accaduti, la morte per mano dell’ex convivente della compagna e della figlia, purtroppo ormai , non fa più notizia solo pochi giorni fa un marito voleva aprire la testa alla moglie con una accetta basta a tutta questa:

VIOLENZA, VIOLENZA, VIOLENZA!!!

La violenza sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali, perché, al di là di quello che tutti i giorni viene mostrato dai media, il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro.

Secondo l’Oms una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo. Nel 2010 le donne uccise in Italia sono state 127, il 6,7% in più rispetto all’anno precedente. Nel 67% dei casi, gli assassinii si sono consumati in famiglia, da parte di uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta.

I motivi che hanno armato le loro mani apparentemente sembrano i più svariati. Spiccano l’incapacità di accettare le separazioni (19%), la gelosia (10%) e la conflittualità (12%).

Non tutti gli uomini naturalmente usano violenza contro le donne ma si tratta comunque di VIOLENZA di GENERE cioè violenza di uomini contro donne e bambine. Gli uomini usano per lo più la violenza per mantenere o rafforzare il loro potere nei riguardi delle donne o per bloccare un regresso di questo potere.

Ma come substrato culturale c’è il pensare la donna quale oggetto di proprietà, privandola violentemente di uno spazio decisionale, individuale e attivo. Ogni donna invece è un individuo con una propria identità e come tale ha, rispetto al sesso maschile, un ruolo paritario,pur nelle differenze, e solo attraverso il riconoscimento di ciò è possibile costruire un rapporto d’amore, di fiducia e di rispetto. Evidentemente, le differenze reali, ovvero biologiche, fra i sessi devono necessariamente essere prese in considerazione e, in maniera analoga, le esigenze personali devono svolgere un ruolo ben preciso; tuttavia il punto di partenza deve essere la consapevolezza che, in quanto esseri umani, donne e uomini hanno più somiglianze che differenze.

La mancanza di tali presupposti porta a tutti gli episodi di violenza che continuano a perpetrarsi sulle donne e coinvolgono, spesso, bambini innocenti. Ogni giorno leggiamo di atti di estrema violenza contro le donne, atti che arrivano fino a dare la morte..

Cosa devono pagare ancora le donne per avere diritto alla propria vita, alla propria libertà di scelta ed autodeterminazione?Le donne vengono uccise per “ eccesso di amore”: come può il concetto di amore conciliarsi con la violenza, l’abuso, la morte?

Solo se la società, tutta, prenderà coscienza del problema in modo realistico, senza chiudere gli occhi e senza giustificare il proprio disinteresse con il pensiero”..tanto a me non succederà mai …” “ … sono problemi di altri …. io ho una vita “normale” …”si potrà fare il primo passo verso una ridefinizione vera del rapporto tra i sessi e di conseguenza si potrà attuare quella cultura del rispetto e dell’accettazione dell’altro su cui si basa la convivenza civile.

Già dalla scuola e nell’infanzia è necessario sostenere dei rapporti di parità e di rispetto della differenza sessuale, acquisire come ricchezza le opinioni differenti e ragionare insieme sulla risoluzione dei problemi, anche se ciò provoca dolore.

Spesso le relazioni interrotte provocano perdita di identità , insicurezza, ma non è tollerabile essere , o diventare preda.

Educare nella famiglia e la famiglia al rispetto e all’affettività, questo dovrebbe essere un imperativo per costruire una buona società.

Circolo Culturale Artemisia