Pierre-Oliver Bardet, produttore assieme ad Erica Barbiani del film franco-italiano “La Spira”, ha comunicato ieri (25 marzo 2012) all’Amministrazione comunale di Formigine la vittoria come “miglior film nella sezione educational” in concorso al Festival Internazionale del Film d’Arte (Canada).

Il film “La Spira”, diretto da Gérald Caillat, è per la maggior parte girato a Formigine in quanto documenta la vita dei musicisti dell’orchestra Spira mirabilis, come i momenti di prova presso la polisportiva, quelli di riposo a villa Sabbatini, quelli conviviali al bar Centrale…

Il film era stato proiettato in anteprima internazionale in occasione dell’Hayd Fest (a Formigine dall’11 al 14 marzo 2012), e ha fatto registrare 450 spettatori, mentre il Festival in generale ha raggiunto i 1.500 partecipanti.

Profetiche le parole del giornalista Tom Service, in onda sabato 17 marzo sulla britannica BBC: “Sta accadendo una sorta di “miracolo” in nord Italia, tra Modena e Maranello. Posti che hai già sentito nominare se sei un fan di moto racing o delle Ferrari, ma non se sei un appassionato di musica. Ma tutto questo sta per cambiare grazie a Spira mirabilis”.

Il film ha avuto il supporto dell’Assessorato alla Cultura dell’Emilia-Romagna.

NOTA DEL PRODUTTORE

Poche esperienze musicali possono essere così vivide davanti a una telecamera come quella vissuta durante una sessione degli Spira Mirabilis.

È noto che la musica degli Spira, il loro suono, li colloca tra le migliori orchestre da camera del momento. Ma ciò che è davvero straordinario è osservarli mentre suonano: è un’esperienza inedita, capace di emozionare in un modo che nessun altro concerto, seppur entusiasmante, può eguagliare.

La ricerca di armonia che questa quarantina di giovani musicisti, attivi nelle migliori orchestre europee, persegue durante tutte le sessioni di prove, si trasforma in una impressionante performance quando arriva il momento del concerto.

Dopo qualche secondo di concentrazione tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda, silenziosi, percependo nei loro corpi la presenza dei corpi degli altri, del gruppo attorno a loro. Poi, come mossi da un richiamo silenzioso, un’inspirazione collettiva – udibile, come quella di un gruppo di sportivi che stanno per tuffarsi in una piscina olimpionica – percorre come un fremito comunicativo il gruppo, precedendo di qualche centesimo di secondo il dilagare della musica.

Allora il gruppo è come percorso da un’onda e la musica letteralmente si vede nei loro corpi tesi, danzanti, talmente vivi..

L’esperienza musicale, normalmente resa visibile dalle mani e dalla bacchetta del direttore d’orchestra, dai suoi occhi o dalla sua mimica, tra gli Spira penetra in ogni musicista del gruppo, trasfigurando e rendendo ognuno intensamente espressivo, come un direttore ispirato.

Suonare senza direttore delle sinfonie di Schubert, Beethoven o Schumann non è tanto una questione di meccanico sincronismo – partire insieme, non sfalsare.. – quanto un imperativo etico ed estetico che il gruppo impone a se stesso e dunque aogni suo membro: incorporare la musica, nel vero senso del termine, attraverso le lunghe ore di prove, per vivere fisicamente insieme, creando i tempi dell’interpretazione di un’opera, un’armonia visibile.

Gli Spira iniziano le loro sessioni di prova sempre cantando l’opera, cioè attraverso una vera e propria cerimonia di incorporazione orale della musica.

Qualcosa di straordinario viene donato all’opera ed è facile capirlo dai volti illuminati dei musicisti: la gioia visibile, il piacere enorme di suonare insieme – dando a questa espressione una forza inedita. È per questo che il mistero di Spira è appassionante e fare un film sul loro lavoro acquista senso: lo scarto tra la routine, spesso eccellente, delle grandi orchestre del circuito e dell’esperienza degli Spira, questo scarto è talmente visibile che non possiamo non interrogarci. Il desiderio di musica che nutre l’avventura di Spira, questa volontà di suonare in quaranta come si suona in due o quattro, avrà la forza, il potere di rendere l’orchestra un corpo mistico dal quale la musica scaturisca come trascesa?

Durante le prove gli Spira si dispongono in cerchio attorno a un posto vuoto. Al di là dell’impatto visivo di questa disposizione, ciò che i quaranta musicisti fanno sedendosi a spirale è invitare la musica a riempire quello spazio vuoto centrale.

Allo stesso modo durante i concerti, lasciando libero il posto tradizionalmente occupato dal direttore, gli Spira Mirabilis offrono a noi spettatori la possibilità di essere testimoni della costruzione che ha portato a quella musica. Per chi vuole vedere, l’effetto è affascinante.

Infine, come se privarsi del direttore non fosse sufficiente perché ognuno ritrovi con la musica un rapporto organico, gli Spira talvolta suonano senza spartito o senza luce – nel buio assoluto! – o sedendosi tra il pubblico.

L’esito è garantito, perché la musica, lei, è sempre presente.