Le liberalizzazioni degli orari dei negozi sono un provvedimento che valuteremo nel tempo. E sono il primo a dire che ci sono feste che identificano una comunità. Ma credo che un imprenditore che decida di avvalersi di una legge dello Stato per fare le sue scelte, non debba essere accusato di venir meno ai valori dell’antifascismo usando i suoi ricordi personali, e i suoi affetti come “ricatto morale”: è quello invece che fa la Cgil con Bernardo Caprotti. Finiamola una volta per tutte di dire che tenere aperti i negozi in una giornata di festa come il 25 aprile, che siano centri commerciali o servizi in centro storico, abbia qualche legame con i sentimenti dell’antifascismo. Se un sindacato vuole fare una battaglia sugli orari, se vuole difendere quelli che crede siano i diritti dei suoi iscritti, lo faccia. Altre insegne tengono aperto, come hanno fatto per il lunedì di Pasqua. Non c’è in queste scelte nulla di ideologico, mi pare evidente, ma una semplice scelta commerciale, che si può discutere nel merito. Ma l’attacco a questa insegna, con questi toni, e questi argomenti appare semplicemente strumentale.

(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale PDL)