Sono stati anticipati oggi nella sede di Legacoop Reggio Emilia i risultati del 2011 del Consorzio cooperative sociali Quarantacinque. Presenti il presidente Piero Giannattasio, il direttore Fabrizio Montanari, la presidente di Legacoop Simona Caselli e il responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Carlo Possa.

Presentando lo scorso anno i risultati positivi del 2010 i dirigenti di Quarantacinque avevano manifestato preoccupazione per la tenuta del settore della cooperazione sociale nel 2011 e 2012. “Preoccupazione giustificata – spiega il direttore Montanari – in particolare per il 2012, dove problemi gravi come le difficoltà di accesso al credito, i ritardi nei pagamenti da parte di molte amministrazioni pubbliche e la contrazione dei servizi possono pregiudicare lo sviluppo di un comparto che per anni è costantemente cresciuto, mantenendo – ancora nel 2011 – dei buoni tassi di occupazione, anche in riferimento alle persone svantaggiate.

Il Consorzio Quarantacinque associa buona parte delle cooperative sociali di Legacoop Reggio Emilia, ma negli anni si è sviluppato anche in diverse regioni italiane, tanto che oggi delle 53 cooperative associate 25 sono reggiane e 28 non reggiane, di regioni come l’Emilia-Romagna, la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Sicilia, la Calabria, la Sardegna, il Molise. Quarantacinque è quindi un osservatorio privilegiato per capire gli sviluppi della cooperazione sociale e del welfare più in generale. Le cooperative sociali sono 45, di cui 27 svolgono attività socio-assistenziale ed educativa e 18 inseriscono al lavoro persone svantaggiate. Ci sono poi 5 cooperative non sociali (di cui 3 sono anche soci sovventori) oltre a 3 soci sovventori.

Il fatturato del Consorzio, nel 2011, è stato di 15.227.000 euro, sostanzialmente simile a quello del 2010: anche questo dato questo testimonia un raffreddamento nello sviluppo del settore. Dati positivi per la capitalizzazione, con un capitale sociale di 258.000 euro, e per il patrimonio netto, pari a 422.000 euro. Un altro dato positivo è quello che riguarda l’occupazione: l’insieme delle cooperative sociali associate al Consorzio esprime un numero di occupati di oltre 12.000 unità, in crescita rispetto all’anno precedente. In aumento anche le persone svantaggiate nelle cooperative di inserimento lavorativo (600 contro i 487 del 2010) “Questo testimonia – spiega il presidente Giannattasio – che nonostante i primi effetti della crisi le cooperative sono impegnate al massimo a garantire l’occupazione, che comunque, almeno nel 2011, è ancora cresciuta”.

Del fatturato espresso dal Consorzio, 5.496.239 euro riguardano la provincia di Reggio Emilia, di cui il 52,3% fa riferimento a cooperative di inserimento lavorativo. A livello complessivo prevale invece il fatturato relativo alle cooperative socio-assistenziali ed educative (oltre il 72%). Dall’attività svolta dal Consorzio emerge che il lavoro delle cooperative sociali reggiane tende a svilupparsi sempre più fuori dalla provincia e dalla regione. “Questo deve far riflettere – aggiungono Giannattasio e Montanari – anche sul rapporto tra settore pubblico e cooperazione sociale così come viene articolato nei nostri territori dalle politiche di welfare, che non sempre percepiscono il ruolo positivo del settore. Sarebbe opportuno che le amministrazioni, ma non solo, si interrogassero su come sarebbe la nostra società senza la cooperazione sociale. Sicuramente le criticità sociali e la disoccupazione aumenterebbero, senza tralasciare la scopertura territoriale di molti dei servizi svolti dalle cooperative che si occupano di psichiatria, infanzia, minori e anziani”.

Commentando i risultati di Quarantacinque, la presidente di Legacoop Simona Caselli ha voluto ritornare sul grave tema della stretta creditizia e dei ritardi nei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche. “In particolare – spiega la presidente – un elemento di fortissima preoccupazione è rappresentato dall’aumento del fabbisogno finanziario dovuto all’allungamento nei tempi d’incasso e alla riduzione dell’autofinanziamento generato dalla gestione con un sistema creditizio rigido e costi di raccolta notevolmente incrementati, non solo verso piccole realtà ma anche nei confronti di imprese solide e ben patrimonializzate. Se non si mette mano con urgenza al problema del credito e dei pagamenti ritardati oltre ogni limite accettabile da parte di molte pubbliche amministrazioni la situazione per le aziende diventerà drammatica”.