Parte la mobilitazione del mondo delle costruzioni contro i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione che vede riuniti insieme i costruttori dell’Ance, tutta la filiera riunita sotto Federcostruzioni, gli artigiani, le cooperative e tutto il comparto industriale delle costruzioni. E Modena è in prima fila nel difendere la sopravvivenza delle proprie aziende.

Grazie a una capillare azione di monitoraggio condotta da tutto il sistema Ance si è finora raggiunta la cifra di un miliardo di debiti delle sole imprese associate. Si tratta di una prima tranche di credito che è pronta per essere trasformata in un decreto ingiuntivo. Si stima che di questo passo si potrà arrivare a 9 miliardi solo per le imprese Ance e a 19 miliardi per tutto il comparto, con il coinvolgimento di oltre 1.300 amministrazioni.

Il dato modenese delle imprese associate all’Ance evidenzia un credito di 14 milioni di euro. Alla cifra, deve essere ricordato, mancano gli importi dovuti da tutte quelle amministrazioni locali che hanno scelto di imporre alle imprese che vincono gli appalti pagamenti con scadenza anche oltre i tre anni. Un atteggiamento che Ance Modena continua a ritenere inaccettabile.

«Stiamo denunciando da tempo la gravissima crisi nella quale ormai versa senza alcun segnale di ripresa uno dei settori più importanti dell’economia del Paese», sottolinea Stefano Betti, presidente di Ance Modena. «È una situazione non più sostenibile ».

Dal 2009 il comparto edilizio in Italia ha visto ridursi in modo drammatico gli investimenti (-24 per cento) e il numero degli occupati (380.000 lavoratori in meno): in questo periodo il settore si è riportato ai livelli di attività del 1995 con un calo del 40 per cento nell’edilizia abitativa, del 23 per cento nell’edilizia non residenziale e del 37 per cento nei lavori pubblici. I numeri riguardanti Modena confermano la drammatica situazione: da gennaio 2008 a dicembre 2011 hanno cessato l’attività 602 imprese edili (-34 per cento) e hanno perso il lavoro 2.450 dipendenti (-31.5 per cento), che salgono a oltre 4.000 se si considerano i settori collegati.

Quella dei costruttori non è un’iniziativa contro le amministrazioni pubbliche che in questi anni sono rimaste schiacciate sotto il peso del patto di stabilità che ha bloccato di fatto qualsiasi investimento. Non è un caso che l’iniziativa del mondo delle costruzioni possa contare sul sostegno dichiarato dalle associazioni degli enti locali (Anci, Upi) e dei sindacati dei lavoratori e di moltre altre associazioni che sono impegnate su questo fronte.

«Un intero settore è in ginocchio», conclude Betti. «Si deve trovare immediatamente una soluzione concreta, anche a costo di recuperare il denaro dovuto tramite azioni legali. In questi anni abbiamo responsabilmente fatto proposte concrete che non hanno trovato ascolto. Oggi è il momento di avere risposte».