S.C. ‘non ha mai svolto servizi di carattere pastorale o educativo’ e, in occasione della visita di Benedetto XVI, il suo nome ‘non compariva in alcuna lista ufficiale’. Lo precisa la Diocesi di Carpi, esprimendo ”sconcerto e dolore” per l’arresto dell’aiutante di don Ivan – il parroco di Rovereto morto nel terremoto – con l’accusa di atti sessuali su minori.

“Avendo appreso la notizia delle indagini e della custodia cautelare a carico di S. C. con ipotesi di reato che attengono ad “atti sessuali con minore” avvenuti all’interno del campo sfollati di Rovereto, la Diocesi di Carpi esprime sconcerto e dolore per la gravità dell’accaduto e manifesta la sua piena solidarietà alla vittima e ai suoi famigliari e vicinanza a tutta la comunità cittadina di Rovereto già tanto provata dalle conseguenze del sisma – si legge nel comunicato della Diocesi di Carpi – E’ con rammarico che si rilevano accostamenti, anche con immagini, tra il grave fatto che vede protagonista S.C. e la figura del compianto don Ivan Martini, la comunità parrocchiale di Rovereto e la recente visita del Santo Padre.

Allo scopo di offrire agli organi di stampa elementi oggettivi onde evitare strumentalizzazioni sulla vicenda – continua la nota – si precisa quanto segue.

S. C. era stato ospitato da don Ivan Martini per una sua generosa iniziativa personale (come del resto era già avvenuto per altri casi, ad es. ex detenuti, persone in difficoltà) e tramite l’Amministratore Parrocchiale don Massimo Dotti S.C. era già stato invitato a lasciare l’abitazione per consentire al nuovo parroco di inserirsi e operare liberamente.

Nel corso del periodo in cui ha risieduto nella canonica di Rovereto non risulta che S.C. abbia mai svolto servizi di carattere pastorale o educativo. Le sue iniziative a favore della realtà civile, in particolare dopo il sisma, erano spontanee e mai richieste né dal sacerdote né da altre realtà della parrocchia.

In merito alla presenza di S.C. in occasione della visita del Santo Padre, va precisato che il nominativo non compariva in alcuna lista ufficiale delle persone autorizzate né in quella presentata dalla Diocesi né in quella presentata dalla Protezione Civile.

In questo momento di estrema precarietà per le condizioni di vita di tante persone se da un lato si auspica un rapido percorso giudiziario, dall’altro si chiede ai mass media di operare con senso di responsabilità affinché siano evitati accostamenti fuorvianti, nel rispetto di chi ora non è più tra noi e di tutti coloro che, direttamente e indirettamente, sono stati toccati da questa triste vicenda”.