“La visita ispettiva della Asl del 14 gennaio conferma quanto già riscontrato in occasione delle mie precedenti visite, le condizioni igienico-strutturali sono inaccettabili e le persone trattenute vivono in una situazione degradante, con rischio per la loro salute e per quella degli operatori presenti”: è quanto afferma la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, alla luce di ciò che i funzionari della Asl di Bologna hanno riscontrato all’interno del Cie felsineo.

Consegna regolare di indumenti, biancheria e prodotti per l’igiene per evitare un “rischio gravissimo di diffusione di patologie infettive”; la definizione di procedure per la corretta gestione dei nuovi ingressi; riunioni periodiche di coordinamento tra tutti i portatori di interesse; un registro di infortuni per un programma di prevenzione degli stessi e l’attivazione di attività ludico-ricreative degli ospiti, “al fine di garantire un clima sociale adeguato e ridurre la conflittualità”: è ciò che l’Asl chiede alla direzione del Centro di identificazione ed espulsione di Bologna nella relazione elaborata dopo la visita ispettiva a lungo richiesta dalla Garante Desi Bruno, che da tempo lamentava come in passato l’Azienda sanitaria non avesse mai effettuato alcun controllo sulla struttura, al contrario di ciò che avviene per il carcere.

Dal punto di vista della gestione delle persone trattenute, gli ispettori sanitari hanno rilevato tra le problematiche principali “l’esplicita richiesta di psicofarmaci da parte di oltre un terzo degli ospiti”, questo per proseguire terapie che avevano iniziato nei periodi di carcerazioni in penitenziario, e “quattro segnalazioni di sospetta scabbia”, per cui, ricorda l’Asl nella sua relazione, “è di fondamentale importanza la gestione corretta della biancheria personale e degli effetti letterecci”.

Per quanto riguarda le condizioni dell’edificio, nel documento si ravvisa come “la struttura necessita di significativi ed urgenti interventi di manutenzione”, dagli “interventi sull’impianto elettrico per il ripristino del funzionamento dei corpi illuminanti e delle parti di impianto non più efficienti” al “rimettere in funzione le parti di raffrescamento disattivate” in previsione dell’estate, passando per “le porte nei bagni e nelle docce e i lavabi mancanti da rimontare”. A ciò si deve aggiungere poi “una pulizia straordinaria in tutto l’edificio”. Secondo l’Asl, non bisogna poi sottovalutare il tema della gestione degli incendi: di fronte a roghi “a volte deliberatamente provocati all’interno delle stanze dormitorio” (nella relazione si segnala che al momento della visita il personale “stava spegnendo un falò di posate di plastica e pane imbustato che era stato acceso dagli ospiti”), è necessario “individuare procedure atte a consentire di effettuare gli interventi in modo celere e sicuro”, come ad esempio “manichette con sistema a pioggia dai condotti di aereazione”, oltre a “ripristinare le funzionalità dell’impianto di rilevazione fumo”.

“Di fronte alla mancanza di beni di prima necessità e di interventi strutturali di natura idraulica, muraria, elettrica e igienico-sanitaria, ritengo che la struttura sia inidonea tanto per i ristretti quanto per gli operatori- conclude Bruno-, ed è questo quindi il momento opportuno per chiudere definitivamente una struttura ampiamente sottoutilizzata da tempo”.