Secondo Legacoop il concordato rappresenterebbe l’unico mezzo per salvare tutti, ma secondo le piccole e medie imprese e gli artigiani tale procedura porterebbe alla rovina i piccoli fornitori.

A questo proposito il Consigliere regionale del Pdl, Fabio Filippi, ha dichiarato: “Le preoccupazioni espresse dalle piccole e medie imprese e dagli artigiani hanno un loro fondamento. Il concordato è uno strumento di conclusione negoziale della crisi d’impresa. In concreto, il concordato consiste nella presentazione di un piano che, sotto il controllo del Tribunale e con il consenso dei creditori, garantisca il pagamento, solo in parte percentuale, dei debiti d’impresa ed eventualmente consenta all’azienda di ristrutturarsi finanziariamente al fine di superare il momento di crisi. In questo modo l’impresa può evitare il fallimento, attraverso una decurtazione dei suoi debiti: a rimetterci però sono i creditori, i cui crediti vengono soddisfatti solo in percentuale, spesso molto bassa. Le aziende in crisi, attraverso la procedura di concordato, ottengono anche il vantaggio derivante dal cosiddetto ‘effetto protettivo’, in base al quale, al momento della pubblicazione della domanda di concordato, vengono sospese tutte le azioni esecutive e cautelari nei confronti del patrimonio del debitore. Si pone perciò la necessità di rivedere la normativa che disciplina la procedura fallimentare per renderla più equilibrata: devono essere tenuti in maggiore considerazione i diritti dei fornitori, spesso piccole industrie o aziende artigiane che, a seguito della parziale riscossione dei crediti, oltretutto in tempi molto lunghi, rischiano il fallimento”.