termovalorizzatore_4«l dati del 2012 riconfermano quanto già espresso nei precedenti report non facendo emergere allo stato attuale, presso i punti in cui si è stimato modellisticamente il massimo impatto dell’inceneritore, condizioni di maggiore criticità rispetto al restante territorio della città di Modena». E’ questo, in sintesi, quanto emerge dal report sul monitoraggio dell’area intorno al termovalorizzatore di via Cavazza a Modena che Arpa – Agenzia regionale protezione e ambiente Emilia Romagna – ha pubblicato in questi giorni e presentato alla Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Modena nella seduta di venerdì 20 settembre.

A chiedere una presentazione dei dati relativi ai controlli ambientali ai rappresentanti delle comunità locali erano stati i due presidenti della Conferenza, Emilio Sabattini e Giorgio Pighi, per portare «elementi certi» nel dibattito che si è aperto dopo il provvedimento con il quale l’impianto è stato riclassificato come R1, «perchè il costante lavoro di monitoraggio svolto da Arpa costituisce una garanzia per i cittadini, e non deve esserci alcun dubbio sui rischi per la salute».

Dal report di Arpa emerge che nel 2012 le concentrazioni medie di PM10 risultano in leggera diminuzione rispetto all’anno precedenti, così come sono ampiamente al di sotto del limite di riferimento fissato dalla normativa per le aree verdi o residenziali le diossine nel suolo, gli idrocarburi policiclici e i metalli.

A presentare i dati del report 2012, consultabile in versione integrale sul portale web www.arpa.emr.it/modena, il direttore della sezione provinciale di Modena, Vittorio Boraldi, il quale ha ricordato che «è dal settembre 2005 che Arpa sta effettuando il monitoraggio ambientale nell’intorno dell’inceneritore di Via Cavazza, così come previsto dalle prescrizioni imposte a seguito della procedura di Valutazione di impatto Ambientale ed ora dall’Autorizzazione integrata ambientale. La sorveglianza ambientale dell’impianto è integrativa e a completamento dell’attività di controllo presso l’inceneritore e ha lo scopo di verificare nel tempo l’efficacia delle condizioni e prescrizioni ambientali definite ed assegnate nella fase autorizzativa. L’ampia e approfondita mole di dati e di informazioni acquisite sia dall’attività di controllo all’impianto che dall’attività di monitoraggio – ha aggiunto Boraldi – oltre 1400 campioni a camino e 13 mila campioni di monitoraggio, ha costituito la solida base conoscitiva per ridefinire dal gennaio 2012 limiti emissivi più restrittivi all’inceneritore, tali da indurre il gestore all’adozione delle migliori modalità gestionali ed operative per l’ esercizio dell’impianto».

L’attività di monitoraggio si concentra sulle ricadute ambientali delle emissioni dal camino dell’inceneritore sia nell’aria ambiente che sul suolo e in particolare sugli effetti di un eventuale accumulo sul terreno dei metalli e dei microinquinanti organici, fra cui le diossine. A partire dal 2012, l’attività di monitoraggio dei terreni, delle deposizioni e l’indagine ad alta risoluzione spaziale dell’NO2 sono state eseguite da Arpa, che è subentrata parzialmente al gestore come previsto dalla nuova autorizzazione. Dal gennaio 2013 Arpa è subentrata nella totalità del monitoraggio a Herambiente.

I presidenti della Conferenza territoriale, Sabattini e Pighi, hanno sottolineato l’importanza di «disporre di elementi certi e scientificamente validi per valutare l’impatto dell’impianto sull’ambiente. La salute dei cittadini è il valore più importante, e il dibattito di queste settimane troppo spesso ha fatto leva sulle paure, anziché su elementi certi. Ma è dai dati che dobbiamo partire, e quei dati – osservano Sabattini e Pighi – ci dicono che nella zona intorno al termovalorizzatore non ci sono elementi di maggior criticità rispetto ad altre aree del territorio modenese».

 

DALLE PM10 AI METALLI – I DATI PRINCIPALI NEL REPORT ANNUALE DELL’ARPA

Ecco i dati principali del report Arpa 2012 sui controlli ambientali nell’area del termovalorizzatore (il documento integrale all’indirizzo www.arpa.emr.it/modena).

PM10: gli andamenti riscontrati nei siti di indagine risultano coerenti con quelli rilevati nelle stazioni di monitoraggio dell’area urbana. Nel 2012, in tutti i punti di monitoraggio, le concentrazioni medie del particolato PM10 risultano in leggera diminuzione rispetto al 2011, così come i superamenti del limite giornaliero dei 50 μg/m3, coerentemente al trend registrato presso la maggior parte delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria della provincia. Ad Albareto e Tagliati i superamenti del valore limite giornaliero sono rispettivamente 65 e 68, mentre nell’area urbana variano da 67 nella stazione di Parco Ferrari a 85 nelle stazioni di Giardini e Carpi.

PM 2,5 A partire dal giugno 2010 nella stazione di Tagliati è attivo il monitoraggio in continuo di PM2,5. Lo strumento ha avuto numerose e prolungate interruzioni nel funzionamento, in seguito alle quali i dati sono incompleti (85 per cento nel 2012, a fronte di un rendimento minimo del 90 per cento richiesto dalla normativa per la significatività dei dati). I dati disponibili per il 2012, a confronto con la stazione di fondo della rete fissa in cui è attivo il monitoraggio (parco Ferrari) evidenziano trend similari.

Biossido di azoto NO2: le concentrazioni si presentano abbastanza uniformi in tutte le stazioni di monitoraggio analizzate (Albareto, Tagliati, Parco Ferrari e Carpi), con la sola eccezione della stazione da traffico di Giardini che è caratterizzata da valori più elevati. Le medie annuali di Albareto e Tagliati sono di 31 μg/m3, analoghe a quelle rilevate a Parco Ferrari e a Carpi pari a 32 μg/m3. Giardini, influenzata direttamente dal traffico veicolare, rimane a valori superiori (49 ug/m3) al limite normativo di 40 μg/m3.

Metalli nell’aria: I livelli confermano sostanzialmente i dati storici. I metalli nichel, piombo, cadmio e arsenico, per i quali la normativa definisce valori limite/obiettivo, rispettano i limiti fissati in tutti i punti monitorati. Unica eccezione la concentrazione rilevata per il Nichel (0,23 μg/m3 anziché 0,20 μg/m3) nella stazione di San Giacomo. Alcuni superamenti di questo parametro si erano registrati anche negli anni passati in altri punti di monitoraggio, ma in nessun caso tali incrementi hanno portato a variazioni significative delle concentrazioni di Nichel nei suoli, che si sono sempre mantenute entro i limiti qualitativi previsti per suolo a destinazione residenziale e verde pubblico.

Metalli nel suolo: nel 2012 i monitoraggi sui terreni sono stati eseguiti solo da Arpa, come previsto dalla nuova autorizzazione. E’ stata inoltre sospesa la determinazione dello stagno, metallo non previsto dalla normativa e quindi non inserito nel monitoraggio della nuova Aia. Per nessuno dei punti monitorati si sono presentati superamenti dei limiti previsti. Unica eccezioni il rame, per il quale si sono registrati nel tempo alcuni valori di poco superiori ai limiti, riferibili alle caratteristiche dei suoli locali. Da uno studio regionale – segnala il report Arpa – emerge che la provincia di Modena è caratterizzata dal 27 per cento dei campioni analizzati sull’intero territorio provinciale di pianura con valori di rame superiori al valore normato di 100 mg/Kg ss. Da bibliografia, la maggiore presenza di rame nel territorio modenese risulta correlabile alle pratiche agronomiche.

IPA nell’aria: i dati rilevati da Arpa relativamente agli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) confermano concentrazioni ampiamente inferiori al valore obiettivo previsto dalla normativa per il benzo(a)pirene (tracciante di questa famiglia di composti in aria). Dall’esame delle emissioni a camino si evidenziano concentrazioni dello stesso ordine di grandezza di quelle riscontrate nei siti di indagine. Tenendo conto della diluizione a cui le concentrazioni a camino sono sottoposte dopo la loro immissione in atmosfera (si stimano normalmente diluizioni di 1 a 100.000), si può osservare come il contributo dell’inceneritore al dato ambientale di benzo(a)pirene sia trascurabile rispetto ad altre sorgenti quali il traffico veicolare.

IPA nei suoli: nel 2012, l’attività di monitoraggio dei terreni è stata svolta solo da Arpa. I livelli registrati non si scostano da quelli storici e mostrano valori leggermente in calo, generalmente inferiori al valore di riferimento dei singoli composti fissato dalla normativa. Le concentrazioni di Ipa totali nei suoli sono in tutti i punti ampiamente entro i 10 mg/Kg e nessun punto monitorato mostra nel tempo un trend di accumulo.

Diossine e PCBs in aria: Le diossine e i policlorobifenili (PCB) misurate nell’aria presso la stazione di Via Tagliati e Giardini evidenziano nel 2012 una concentrazione pari a circa la metà del valore di riferimento fissato dall’Istituto Superiore di Sanità in 40 fg/m3. Nel mese di maggio, presso la postazione di San Giacomo, si segnala un unico episodio simile a quelli già evidenziati negli anni precedenti, in cui il livello di concentrazione in aria di diossine rilevato da Hera è risultato più elevato rispetto alle serie storiche.

Come ulteriore approfondimento di questo episodio critico, è stata effettuata una analisi basata sul fatto che sorgenti diverse (combustioni, processi chimici, ecc.) emettono diversi tipi di diossine, la cui distribuzione costituisce una specie di “impronta della sorgente”. Con il termine generico di diossine si intende infatti una numerosa famiglia di composti (210 composti chimici aromatici policlorurati), anche indicati con il termine di congeneri, che differiscono tra loro per il numero e la posizione degli atomi di cloro sugli anelli aromatici oltre che per la loro tossicità. L’analisi di dettaglio dei diversi congeneri nei profili di contaminazione evidenzia che le emissioni dell’inceneritore nel mese di maggio non differiscono sostanzialmente dalle emissioni medie dell’anno 2012; ad un incremento del congenere 2,3,7,8 -TCDF rilevato da Hera in aria nella stazione di San Giacomo non corrisponde un equivalente incremento dello stesso congenere nell’emissione dell’inceneritore; inoltre questo congenere non si ritrova negli altri periodi di monitoraggio.

 

CINQUE POSTAZIONI ESTERNE E IL CONFRONTO CON VIA GIARDINI, PARCO FERRARI E CARPI

L’attività di monitoraggio svolta da Arpa sull’area intorno al termovalorizzatore di via Cavazza interessa cinque postazioni esterne all’impianto: quella di Albareto (2-2,5 km dal sito), Tagliati (1 km) e Munarola (3,5 km) nei quadranti est; San Giacomo (0,8 km) a ovest e Parco XXII Aprile (2-2,5 km) a sud. Sono poi stati selezionati due punti di confronto (il cosiddetto “bianco”): per il monitoraggio della qualità dell’aria si è individuata la stazione della Rete di monitoraggio collocata in Via Giardini, per i terreni e le deposizioni secche ed umide un punto collocato a Gaggio in un’area agricola nei pressi del depuratore.

Per quanto riguarda inoltre i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio in continuo di NO2 e PM10 – Tagliati e Albareto – i confronti annuali sono stati integrati con la stazione di parco Ferrari a Modena, influenzata in misura minore dal traffico veicolare cittadino, e con la stazione di Carpi, ambito del tutto estraneo al potenziale impatto del termovalorizzatore.

La rispondenza procedurale delle attività previste dal monitoraggio ambientale, assegnate dall’autorizzazione al gestore, è sistematicamente verificata dal personale Arpa che, in affiancamento al gestore stesso, effettua controlli, sopralluoghi congiunti, campionamenti in parallelo e analisi chimiche comparative e integrative.