Mario-LuppiUno studio multicentrico internazionale, che si è avvalso anche del contributo dei ricercatori dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, operanti presso la Struttura Complessa di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal prof. Mario Luppi, ha trovato spazio sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine.

Lo studio identifica per la prima volta un’alterazione genetica, un polimorfismo del gene PTX 3, capace di rendere meno efficienti le difese cellulari contro le infezioni, in particolare contro i funghi filamentosi, tra cui varie specie di Aspergillus.

“Ricevere un trapianto di midollo osseo/staminali periferiche da un donatore che risulti portatore asintomatico di tale polimorfismo genetico – spiega il prof. Mario Luppi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – conferisce al ricevente del trapianto un rischio maggiore di sviluppare una aspergillosi invasiva, specialmente polmonare. Potere riconoscere tali caratteristiche biologiche nei pazienti trapiantati ci permette di prevenire o curare in modo più tempestivo le complicanze infettive in questi pazienti molto fragili, dal punto di vista immunologico”.

Il contributo maggiore allo studio è venuto dal ricercatore dott. Leonardo Potenza, co-autore dello studio, che da anni ha affrontato il problema della diagnosi precoce delle infezioni fungine e virali nei pazienti affetti da neoplasie ematologiche, ad esempio linfomi, mieloma multiplo, leucemie acute e croniche e nei pazienti trapiantati di midollo osseo/staminali periferiche e di organo solido.

Tale interesse, negli ultimi 5 anni, ha portato alla pubblicazione di diversi lavori scientifici nei quali si descrivono, per la prima volta, la scoperta e la validazione in clinica di: test immunologici capaci di diagnosticare in modo precoce e specifico infezioni virali erpetiche ed infezioni da Aspergillus e da Mucor, misurando e caratterizzando la risposta immunologica dell’ospite diretta contro questi patogeni; test genetici che, definendo un profilo di geni che codificano per fattori di difesa cellulare contro i patogeni, consentono di “fotografare” i profili genetici associati ad un rischio aumentato di sviluppare gravi infezioni fungine o viceversa associati ad una grado di protezione nei confronti di questi patogeni.

“Tali scoperte – precisa il dott. Leonardo Potenza, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – ci consentono, tra l’altro, di offrire ai nostri pazienti test per la diagnosi di infezioni fungine, che noi abbiamo ideato e brevettato in collaborazione con l’Ateneo, e che hanno dimostrato di migliorare enormemente la diagnosi di questa gravissime complicanze, per la quale i test diagnostici <routinari> sono in larga parte inefficaci”.

“Non mi nascondo la soddisfazione – ha commentato il Rettore prof. Angelo O. Andrisano – di vedere confermato con questa pubblicazione il valore dei nostri ricercatori, che sottolinea il fondamentale apporto della ricerca clinica ed accademica per il progresso della medicina e delle terapie”.