franca_cerverizzoA Sassuolo servirebbe anche un minimo di decenza politica, in modo particolare da chi ha amministrato fino a qualche giorno addietro.

Si parla di “CODICE ROSA”  immediatamente appaiono gli avvoltoi politici, pronti a tutto per un attimo di pubblicità elettorale (finalizzata a riprendersi il posto in cattedra). Pronti a farsi paladini di tutto, in modo particolare del lavoro di altri.

Non mi stupirei se a breve salteranno fuori i promotori di una riconversione agricola del nostro territorio e cosi dopo i TARTUFI NERI di Montegibbio, ci metteremo a coltivare distese immense di BASILICO SASSOLESE.

E non voglio parlare della prelibata“LUMACA UNICORNO”, che alleveremo nei prossimi decenni  nei siti vuoti delle nostre fabbriche di Ceramiche.

Siamo seri, presentiamoci all’elettorato  con argomentazioni ed intuizioni proprie, anche piccole ma che sicuramente la gente apprezzerà di più.

Ricordiamoci che gli Elettori sono persone e i “pacchi” li rimandano al mittente.

Detto questo, torniamo al “CODICE ROSA” che nasce nel 2010, nell’Azienda USL 9 di Grosseto come progetto pilota. E’ diventato progetto regionale nel 2012. Alla base dell’attività della task force c’è un protocollo firmato congiuntamente da Regione Toscana e Procura Generale della Repubblica di Firenze.

Un’intuizione eccellente e meritevole che dovrà trovare applicazione in tutta L’Italia!

Anche  la nostra, non sempre malandata, sanità regionale, da tempo ha presente il proprio “Codice Rosa”!

Plauso ai Consiglieri Regionali, tutti, che in silenzio, l’11 marzo 2014, hanno sottoscritto una RISOLUZIONE   che impegna la GIUNTA REGIONALE:

“ a sviluppare il “codice rosa” per l’accesso a TUTTI i pronto soccorso del territorio regionale a favore delle donne e minori che hanno subito violenza”.

Mi sembra notare una dimenticanza, dove ce violenza ci sono persone che spesso non sono solo donne e bambini…spero in una mia  pessima interpretazione dello scritto.

Andiamo avanti nella RISOLUZIONE

“ il “ codice rosa” e il complessivo funzionamento della rete assistenziale e di protezione richiedono PRIMA DÌ TUTTO personale formato in modo da riconoscere i segnali della violenza subita anche ove non dichiarata, “

Richiede anche appositi finanziamenti per la formazione e per la struttura operativa.

E poi si aggiunge:

“La concreta attuazione delle linee d’indirizzo, compresa la definizione e responsabilità specifica dei soggetti preposti all’accoglienza e della presa in carico, è DEMANDATA ai Piani operativi distrettuali e di ambito, integrati fra territorio ed ospedale; “

In parole povere ma concrete, appena approvata la RISOLUZIONE, priva di  opposizioni, si passerà alla fase attuativa che richiede anche un protocollo con la Procura della Repubblica.

Verrebbe da chiedersi se a Sassuolo non è già operativa una struttura locale e se non lo è domandarsi: Dove stavano gli Assessori preposti e la Giunta in questa fase?

Questo ci riporta ad una faccenda Sassolese, su cui bisognerà fare chiarezza e domandare: PERCHE’ NON CE’ UNA RISOLUZIONE REGIONALE FIRMATA DA TUTTI SUL CASO DÌ “SENOLOGIA  DÌ SASSUOLO”?

Ai posteri l’ardua sentenza, ai venditori di fumo il resto.

Franca Cerverizzo – SIAMO SASSUOLO