Sono 19.432 le imprese individuali femminili in Emilia Romagna, di queste 18.455 rette da over 40. In 8.524 società invece c’è almeno una donna nella compagine sociale (dati RER anagrafe aziendale, marzo 2014). Eppure questi numeri non bastano a fotografare la realtà. E’ quanto emerso oggi a Bologna al seminario “La qualità nel piatto: quando le donne fanno agricoltura”, organizzato da Confagricoltura Donna Emilia Romagna con il patrocinio dell’Accademia Nazionale di Agricoltura e dell’Accademia Italiana della Cucina. “Va sottolineata anche un’importante presenza femminile che talvolta non risulta dalle statistiche. Per conoscere quindi l’effettivo ruolo delle donne in agricoltura nonché il trend culturale-economico capace di offrire in futuro nuove opportunità imprenditoriali e nuovi bacini d’impiego, sarebbe quanto mai auspicabile un’indagine qualitativa da Piacenza a Rimini fatta di incontri diretti con le aziende” – ha dichiarato Antonietta Stinga che nella vita si occupa di formazione imprenditoriale e segue progetti nell’ambito della multifunzionalità per Dinamica (ente di formazione accreditato per l’agricoltura e l’ambiente). Ne è certa Rosanna Scipioni, docente universitaria e al tempo stesso imprenditrice agricola a Loiano (Bo): “In molti casi la donna appare come coniuge del conduttore ma spesso con diverse mansioni decisionali (pianificazione, contabilità, innovazione). Mostra capacità di mediazione; è meno attendista e più interventista. Contrasta il pragmatismo maschile e palesa maggior capacità a cedere il passo e a favorire il ricambio generazionale”.

“Nella prossima programmazione regionale – ha affermato Maria Luisa Bargossi, responsabile del Servizio territorio rurale ed attività faunistico venatorie della Regione Emilia Romagna – saranno inserite azioni indirette di sostegno alle donne tra cui formazione professionale; investimenti in trasformazione, commercializzazione e sviluppo dei prodotti agricoli; aiuto all’avviamento di impresa per attività extra agricole in zone rurali; supporto per investimenti nelle infrastrutture di banda larga; investimenti di fruizione pubblica in infrastrutture creative e turistiche”.

Pronta è la risposta della presidente nazionale e regionale di Confagricoltura Donna Marina Di Muzio che alle istituzioni regionali chiede ancora con forza “di ascoltare le istanze delle imprenditrici agricole portate avanti dalle organizzazioni professionali; di investire sul patrimonio rappresentato dall’altra metà dell’agricoltura, quella femminile e di programmare un Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 che preveda misure e strumenti adeguati non solo azioni indirette. L’obiettivo principale è uscire dagli slogan per concentrarsi sulle donne che stanno effettivamente cambiando il panorama dell’agricoltura in Emilia Romagna. Che credono nella formazione e nella promozione della cultura dei sapori perché solo così si può fare qualità; che fanno innovazione e aggregazione: sono queste, infatti, le caratteristiche necessarie per valorizzare le tante eccellenze agroalimentari della nostra regione e puntare dritto all’Expo 2015 e alla conquista di nuovi mercati internazionali”.

Lo sa bene Manuela Pagani, 37 anni, piacentina, dinamica capitana d’impresa e fresca vincitrice del premio De@Terra 2014 istituito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, alle spalle un master in medicina comportamentale ed etologia d’animali d’affezione e un altro in conservazione della natura e gestione della fauna selvatica: a lei è andato il massimo riconoscimento nazionale per aver introdotto aspetti innovativi nella propria attività agricola. “La mia azienda – ha detto – è un luogo eletto per interventi che mirano all’incremento della diversità biologica e all’impiego di specie spontanee. Un luogo formativo, culturale ed educativo volto alla sostenibilità e alla conservazione della natura”. “Di qualità come sfida continua dell’agricoltura moderna” ha parlato invece Giovanni Ballarini, presidente dell’Accademia Italiana di Cucina citando uno dei grandi guru in materia, Philip B. Crosby: “La qualità va costruita, non controllata”.