carabinieri-manetteIl sequestro di un commercialista a scopo di estorsione avvenuto lo scorso mese di febbraio non è stato il gesto di un imprenditore calabrese disperato come l’autore stesso voleva fare credere ma, stando agli approfondimenti investigativi dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, una condotta intimidatoria più complessa che vedrebbe coinvolti, oltre al commercialista, anche imprenditori reggiani e complici dell’autore. L’uomo infatti, finito già agli arresti domiciliari per l’estorsione al commercialista, secondo le risultanze investigative dei carabinieri reggiani, sarebbe coinvolto in una più complessa attività delittuosa rivolta anche ad altri esponenti dell’imprenditoria reggiana, oggetto di telefonate intimidatorie. Il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna, accogliendo le richieste della competente Procura che ha condiviso le risultanze investigative del Nucleo Investigativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, ha emesso un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare nei confronti del 47enne calabrese che ieri mattina è stato condotto in carcere dai militari reggiani.

L’arrestato il 18 febbraio scorso era finito in manette perché entrando all’interno dell’autovettura condotta da un noto commercialista reggiano, sotto minaccia di una pistola colt calibro 380, obbligava il professionista a recarsi nei suoi uffici dove chiedeva 1.000 euro. L’uomo, arrestato dalla Polizia, aveva ottenuto il beneficio dei domiciliari rappresentando uno stato di grave sofferenza economica e problemi famigliari. Stando alle ulteriori indagini dei Carabinieri reggiani, non poneva però fine alla sua condotta delittuosa. Le indagini dell’Arma di Reggio Emilia hanno infatti rivelato che l’azione intimidatrice a scopo estorsivo non riguardava esclusivamente il commercialista ma interesserebbe più professionisti reggiani. Le risultanze d’indagine refertate dai Carabinieri alla Procura della Repubblica hanno visto quest’ultima concorde con il lavoro svolto dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia tanto da vederla richiedere ed ottenere dal GIP de Tribunale di Bologna l’aggravamento della misura cautelare che ieri è stata eseguita con il calabrese che, prelevato dalla sua abitazione, è stato condotto in carcere.