Una città “orientata decisamente verso uno sviluppo di tipo qualitativo, più sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche economico, più bella e più facile per tutti”. E’ come ha delineato oggi, lunedì 7 aprile, la Modena dei prossimi anni il sindaco Giorgio Pighi nella comunicazione al Consiglio comunale, nell’ultima seduta ordinaria, sullo stato di avanzamento del lavoro relativo al nuovo Piano strutturale comunale (Psc) le cui linee di indirizzo erano state approvate dal Consiglio un anno fa con il titolo “Modena città creativa e concreta”.

“In questi 12 mesi – ha spiegato il sindaco – è proseguito il lavoro sul Psc per la definizione del Quadro conoscitivo e per arrivare al Documento preliminare senza però giungere all’apertura della Conferenza di pianificazione: obiettivo che viene affidato alla nuova amministrazione. Ma in questo periodo la struttura comunale, senza fare ricorso a consulenze esterne, è stata impegnata anche in un’intensa attività di pianificazione urbanistica per introdurre da subito una serie di provvedimenti che non potevamo aspettare i tempi del nuovo strumento”. E Pighi ha citato la revisione complessiva delle aree F, la nuova regolamentazione del comparto di Ponte Alto, il piano particolareggiato dell’ex Amcm, la nuova soluzione per l’ex Consorzio agrario, le modifiche normative sulla semplificazione e flessibilizzazione degli interventi e le tante varianti specifiche che hanno accolto “le richieste dei cittadini applicando i meccanismi di natura perequativa che offrono vantaggi all’intera collettività”.

Al Consiglio comunale, quindi, il sindaco ha sintetizzato i contenuti del lavoro svolto a cominciare dagli approfondimenti sullo scenario demografico, anche sulla base dei dati del censimento, che hanno portato a ritoccare verso il basso le previsioni sulla popolazione (“tra vent’anni rimarremo sotto la soglia dei 200 mila abitanti, rispetto agli attuali 185 mila”) con un numero di famiglie inferiore a quello che si sarebbe aspettato dai processi in atto di riduzione del numero medio dei componenti: rispetto alle attuali 84 mila famiglie, ci si aspetta che tra dieci anni siano 90 mila e tra venti anni 96 mila.

Un quadro che, considerando anche la riserva di 13 mila alloggi dell’attuale Piano regolatore (la differenza tra quelli previsti e quelli realizzati) da portare a 10 mila con il nuovo Psc, fa delineare un fabbisogno di nuovi alloggi inferiore a quello fissato un anno fa nel documento di indirizzi: per i prossimi dieci anni ci si attesterebbe, anche a causa della situazione economica, su 4.900 nuovi alloggi, rispetto alla forbice 7.500-9 mila ipotizzata nel documento di indirizzi, per una realizzazione complessiva al 2023, tra vecchie e nuove previsioni, di 6.900 alloggi, solo 1.300 dei quali utilizzando le aree F. Ben 2.800 alloggi delle nuove previsioni sarebbero frutto di riqualificazioni, mentre 770 sono previsti in aree già consolidate, 500 nei Peep o in aree di perequazione e 400 nelle frazioni. Gli alloggi nelle nuove aree in dieci anni sarebbero 500.

E questo pur confermando un numero di alloggi non utilizzati intorno ai 15 mila, come sono oggi, di cui un terzo abitabili ma sfitti.

“Dal punto di vista dimensionale, dell’area occupata, Modena quindi – ha affermato Pighi – non crescerà più, la città non si espanderà oltre i confini del Piano in vigore, che risale sostanzialmente al 1989. Se si rendesse necessario l’uso di territorio agricolo in occasione della realizzazione di opere pubbliche, ciò potrebbe avvenire con meccanismi compensativi, trasformando eventualmente aree oggi edificabili in agricole o comunque in verde pubblico estensivo aggiuntivo”. Vengono così confermate le parole chiave utilizzate nel documento di indirizzi: rigenerazione, riqualificazione, densificazione. Con un’attenzione particolare alla mobilità urbana (estensione e qualificazione del trasporto pubblico e di quello di pedoni e ciclisti) e al sistema della sosta con una valutazione della sperimentazione in atto.

Tra i settori in cui sarà necessario aggiornare le strategie c’è quello delle politiche per la casa. “Mentre lo strumento del Peep andrà incontro a una progressiva minor incidenza, la disponibilità di aree pubbliche acquisite con accordi perequativi – ha spiegato il sindaco – rimane fondamentale nell’immediato per politiche di ‘social housing’ efficaci. Ma nel medio periodo è all’interno dei complessi processi di rigenerazione che si dovranno trovare nuove modalità di partenariato pubblico-privato anche con l’individuazione di forme societarie innovative per la nostra realtà”.

 

UNA “NUOVA” LINEA CON SASSUOLO E LA STAZIONE

Ecco i principali progetti urbani. Ma si pensa anche all’area dell’ex 8° Campale

In una strategia del Piano strutturale comunale non più espansiva, come delineata dal sindaco Giorgio Pighi nella comunicazione al Consiglio comunale, cresce il ruolo dei progetti di scala urbana, “capaci di dare senso generale e struttura integrata agli interventi edilizi”, come la riconversione della linea ferroviaria Modena-Sassuolo e il nodo della Stazione centrale. Mentre altri progetti su cui intervenire sono stati individuati nella valorizzazione dell’area della caserma Pisacane (ex 8° Campale), per l’area attorno al Mef e alla Maserati (comprendendo ex-fonderie e il complesso pubblico ex Amiu di via Morandi), nella revisione del progetto di Cittanova (con specializzazione sul commercio e sul settore del tempo libero, mentre per il terziario evoluto si pensa a zone più centrali, come per esempio l’ex Villaggio Artigiano).

Rispetto alla Modena – Sassuolo, il sindaco ha ricordato che lo studio affidato alla Camera di commercio sta giungendo a conclusione con diverse ipotesi che potranno consentire di “trasformare ‘Gigetto’ in un moderno mezzo elettrico di superficie, veloce, frequente, silenzioso e accessibile”. Un progetto che, grazie a interventi di trasformazione e densificazione in grado di garantire parte delle risorse necessarie, ma soprattutto l’utenza per il suo funzionamento ottimale, farà anche cambiare ruolo alla Stazione piccola, nata come fondale visivo di viale Medaglie d’Oro, che “dovrà diventare una cerniera tra la linea di trasporto e un nuovo asse ciclopedonale che connetta il centro con i quartieri a sud-est”.

Nello stesso tempo la Stazione centrale deve diventare lo snodo del trasporto pubblico di connessione tra la scala urbana, quella provinciale e le reti nazionali, con il trasferimento della stazione delle autocorriere. “Il nodo – ha affermato Pighi – sarà attraversato da un asse nord-sud trasversale alla ferrovia, a carattere ciclabile e pedonale, capace di connettere il centro storico con i nuovi quartieri dell’ex-Mercato Bestiame, distanti in realtà poche centinaia di metri dal centro città”. Alcuni sviluppi recenti contribuiranno alla definizione di fattibilità del progetto: la prossima apertura della Manifattura Tabacchi, lo sblocco delle iniziative sull’ex Consorzio Agrario, il trasferimento nel 2015 dello scalo merci, con la liberazione di aree importanti anche dal punto di vista delle potenzialità edilizie. “Si tratta del naturale completamento – ha sottolineato Pighi – del lungimirante Progetto della Fascia ferroviaria di tanti anni fa, oggi attuato per circa il 60 per cento delle previsioni”.

Sulla caserma, il sindaco ha ricordato che il progetto di valorizzazione è reso praticabile dalla decisione delle autorità militari di trasferire l’attività logistiche e di supporto dell’Accademia militare nella caserma ex-aeronautica. “L’ex 8° Campale – ha spiegato – è un’area di valore straordinario, a ridosso del centro e in grado di accogliere funzioni residenziali, terziarie e di servizio importanti. In più il valore aggiunto della riqualificazione delle strutture di servizio dell’Accademia militare può procedere di pari passo con il nostro intervento su Piazza Roma”.

 

NUOVO ACCESSO DA CARPI E IPOTESI PER SCALO MERCI

I progetti relativi alle principali infrastrutture. Anche complanare per Castelfranco

Il lavoro sviluppato nell’ultimo anno sul Psc ha permesso di approfondire i principali nodi delle infrastrutture a servizio della città.

Rispetto all’accesso da Carpi e Campogalliano, cioè dal casello dell’A22 e dalla dogana, nel Piano si indica che, oltre alla eliminazione degli attraversamenti di Ganaceto e Lesignana, è necessario immaginare una nuova definizione dell’asse proveniente da nord-ovest. “Poiché ciò comporterebbe la previsione di un nuovo ponte sul fiume Secchia – ha spiegato il sindaco Giorgio Pighi in Consiglio – è necessario approfondire le possibili alternative di tracciato con specifico studio di fattibilità”.

L’incertezza circa la realizzazione della connessione autostradale Modena-Sassuolo, inoltre, rende insicura l’ipotesi di realizzazione della “bretellina” di collegamento tra il nuovo scalo merci e la tangenziale. Nello schema del Psc si immagina un’alternativa costituita dalla utilizzazione dell’area di sedime della linea ferroviaria storica tra lo scalo stesso e la tangenziale, con possibile sviluppo fino al Polo Leonardo.

A est il previsto prolungamento della complanare fino al casello di Modena Sud “rende credibile – ha affermato Pighi – il progetto della Provincia di prolungamento anche verso Castelfranco e San Cesario. In questa caso perderebbe di significato l’ipotesi di realizzazione della parallela/variante della via Emilia Est, mentre diventano prioritarie le connessioni tra il sistema complanare e la viabilità urbana, e la riconsiderazione del tracciato della Nuova Estense tra Vaciglio e l’Autostrada”.