Martedì 15 aprile alle ore 20.30 al teatro Auditorium Enzo Ferrari di Maranello, l’Associazione Anfitrione presenta, in prima nazionale, la commedia “Mastro don Gesualdo” tratta dall’omonimo romanzo di Giovanni Verga. L’adattamento e la regia sono di Andrea Ferrari. Pubblicato nel 1889, narra la vicenda dell’omonimo protagonista: Gesualdo. Gli epiteti “Mastro” e “don” sono alle antitesi, proprio per sottolineare un segno di disprezzo: l’uno riservato a chi dirige un gruppo di muratori, l’altro per signori e proprietari terrieri. Lo spazio della narrazione, ovvero i luoghi in cui si svolge la vicenda, è reale: Vizzini, un piccolo borgo nella campagna in provincia di Catania; Mangalavite, nella villa di mastro-don Gesualdo e nel palazzo del duca di Leyra a Palermo. I luoghi e gli ambienti hanno la sola funzione di fare da contorno alle vicende dei personaggi. L’epoca storica in cui gli avvenimenti sono collocati, è la prima metà dell’ottocento, all’incirca dal 1815 al 1850, epoca della Sicilia borbonica e feudale, in cui si assiste ai moti carbonari del ’21, all’epidemia di colera del ’37 e ai moti rivoluzionari del’ 48. Secondo romanzo del “Ciclo dei vinti” (il primo è I Malavoglia) è il frutto di un lungo lavoro preparatorio di quasi nove anni. Gesualdo è un ex muratore arricchito, astuto, abile negli affari, generoso d’animo ma molto rozzo. Grazie al suo senso per gli affari riesce ad accumulare grandi ricchezze: la sua “roba”, ma per avere l’appoggio dei nobili che lo disprezzano, decide di sposare Bianca Trao, una aristocratica decaduta. Il matrimonio non si rivelerà un affare riuscito perché Bianca dopo aver dato alla luce Isabella, che non è figlia di Gesualdo, si ammalerà morendo e non potendo dare un erede al marito. Gesualdo trascura gli affari e i moti rivoluzionari per curare la moglie, ma alla sua morte si ammala anche lui di cancro. Si trasferisce a Palermo dal genero, il duca di Leyra, che intanto dilapida tutte le sue ricchezze, per farsi curare; muore nell’indifferenza dei servitori in una stanza del palazzo del nobile. La compagnia Master è composta da venti interpreti usciti dal laboratorio di Didattica Teatrale e sono: Andrea Fogliani, Onorio Ferrari, Lorenzo Garuti, Romana Savigni, Maria Luisa Masini, Marcella Giovannini, Roberta Poltrini, Ivan Bertoncelli, Marta Benincasa, Rosannamaria Sotgiu, Paola Sergi, Albina Romano, Giuseppe Portuesi, Giuseppe Grisi, Francesca Bisconti, Simona Zanetti, Sonia Podda, Natalina Battipaglia, Catia Fois, Claudia Trouché. Nell’adattamento di Andrea Ferrari c’è l’utilizzo della lingua siciliana, un po’ maccheronica, un po’ reale: “Io non conosco una parola di siciliano, ma mi sono divertito a farne una trasposizione in vernacolo per mantenere lo stile verista dell’autore e far respirare l’atmosfera di quella terra: mi è piaciuto giocare con la lingua, ricreare, con le musiche, quegli ambienti, che non si distaccano poi tanto da quel clima che io ho respirato nella mia infanzia, dove ho mosso i primi passi, dove sono cresciuto vivendo fino all’età di otto anni, e cioè in un pase di campagna della bassa modenese”. Lo spettacolo ha il patrocinio del Comune di Maranello. Repliche il 16 e 17 aprile al teatro Italia di Soliera. Info: www.associazione-anfitrione.it