poliziaLo scorso fine aprile un 41enne italiano denunciava alla Squadra Mobile di essere rimasto vittima di una truffa telematica.
L’uomo, residente nel torinese, riferiva che il giorno precedente consultando un sito di compravendita aveva notato una vettura Jaguar in vendita. Trovando il prezzo fissato a 2.000,00 euro interessante e vantaggioso, scriveva all’indicato indirizzo di posta elettronica dichiarandosi interessato all’acquisto e lasciando come recapito il suo cellulare per accelerare le trattative.
In breve riceveva una chiamata dal sedicente venditore, il quale per  l’impegno chiedeva una caparra di 500,00 euro da versare su una carta Poste Pay intestata a lui medesimo, cittadino italiano residente a Reggio Emilia, ciò al fine di bloccare le altre trattative in corso.
Il malcapitato nella stessa giornata si recava in una tabaccheria ed effettuava il versamento della somma richiesta, dopodiché a mezzo telefono comunicava l’avvenuto versamento ricevendo un appuntamento per il giorno dopo a Reggio Emilia per definire l’acquisto.
Il giorno successivo la vittima dal Piemonte si presentava a Reggio Emilia, ma al posto convenuto il venditore non c’era, tantomeno vi era la Jaguar nei paraggi.
Il truffato componeva il numero di telefono col quale era stato contattato il giorno prima per chiamare il venditore, senza riuscire però a comunicare con nessuno.
Compreso di essere stato vittima di un raggiro l’uomo si recava in Questura e denunciava l’accaduto.
La Squadra Mobile, sulla scorta degli elementi acquisiti, in breve riusciva ad identificare e denunciare l’autore della truffa, tale S. M. 59enne ferrarese, nullafacente con numerosi precedenti di polizia.

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Nello scorso mese di ottobre un cittadino egiziano si recava in un negozio di telefonia Tim per fare un acquisto, ma al momento della definizione scopriva che a suo carico risultava un debito nei confronti della società pari a 963,00 euro pertinente all’attivazione di un’utenza fissa.
L’uomo cadeva dalle nuvole, perché non aveva mai chiesto simile attivazione, sebbene con i suoi dati anagrafici esisteva effettivamente quel debito.
Lo straniero dopo qualche vano tentativo effettuato per venire a capo della vicenda si rivolgeva alla Polizia.
La Squadra Mobile attivava le indagini del caso scoprendo che nel novembre 2012 a nome dell’egiziano, a mezzo richiesta telefonica alla Tim, era stata chiesta e ottenuta l’attivazione di una linea fissa con collegamento internet, addirittura oltre ai dati anagrafici era stato fornito anche il numero di partita iva dell’uomo.
L’utenza telefonica utilizzata per fare la richiesta risultava intestata ad una donna che, sentita dagli investigatori, dichiarava di non ricordare se quell’utenza fosse stata in sua disponibilità perché probabilmente la utilizzava il marito, né ricordava una sua richiesta di attivazione di telefonia fissa, di queste cose si occupava il coniuge.
La Squadra Mobile interrogava quindi il marito che scagionava la moglie assumendosi la responsabilità del reato.
In un cantiere edile in cui aveva lavorato aveva fotocopiato i documenti dello straniero, anch’egli al lavoro in quel cantiere, poi aveva posto in essere la truffa, in seguito alla quale si disfaceva della scheda Tim intestata alla moglie e utilizzata per contattare la società di telefonia.
I. F., 34enne di origini calabresi, con precedenti di polizia, dichiarando agli investigatori che non avrebbe mai pensato che la polizia “avesse il tempo” per svolgere simili indagini, veniva, al termine, denunciato a piede libero per truffa e sostituzione di persona.