Nonostante la crisi che non molla la presa, c’è ancora volontà di fare impresa, anche si tratta di una crescita lenta e limitata ad alcuni settori. A fine giugno, risultano 463.925 imprese registrate in Emilia-Romagna, 1.792 in più rispetto a fine marzo (+0,4 per cento). La stagionalità è favorevole, ma la condizione dell’imprenditoria non appare molto vitale, neanche a livello nazionale (+0,5 per cento). Sono nettamente diminuite le iscrizioni (6.549), ma molto di più le cessazioni (4.799). E’ quanto emerge dalla rilevazione sulla natimortalità aziendale relativa al secondo trimestre 2014, realizzata da Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio-InfoCamere attraverso il sistema Movimprese.
Il dato delle imprese attive fa comprendere l’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine giugno, le imprese attive sono risultate 415.637, 1.436 in più (+0,3 per cento) rispetto a fine marzo.
I settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare l’aumento sono l’insieme del commercio (+497 unità, +0,5 per cento) e i servizi di alloggio e ristorazione (+440 unità, +1,5 per cento). Nonostante la stagionalità, segno negativo per costruzioni e manifattura.
Forma giuridica La limitata crescita è stata determinata dalle ditte individuali (+831 unità, +0,3 per cento) e dalle società di capitale, salite di 568 unità (+0,7 per cento). La crescita di cooperative e consorzi è contenuta e restano invariate le società di persone.
Crisi, blocco dell’accesso al credito e disoccupazione determinano una crescente polarizzazione della struttura imprenditoriale: da un lato le imprese medio grandi strutturate, dall’altra piccole imprese con poche possibilità di crescere. Il quadro che ne deriva vede quindi meno imprese industriali e delle costruzioni e più attività dei servizi tradizionali.
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