salumi-formaggiÈ allarme rosso per le imprese agroalimentari italiane dopo la decisione del governo russo di chiudere i canali con l’UE per l’importazione di prodotti ortofrutticoli, carni bovine, suine e pollame, prodotti lattiero-caseari ed ittici, varie preparazioni alimentari anche a base di carni (tra cui i salumi).

L’embargo imposto dal presidente Vladimir Putin potrebbe avere gravi ripercussioni sull’export agroalimentare, in particolare dei prodotti emiliano-romagnoli, come spiega la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi: «Da diversi anni le esportazioni trainano il settore ed è uno dei pochi segni più nella bilancia commerciale del sistema Italia. Questa decisione del governo russo provocherà danni ingenti al settore, perché ci priva di un partner strategico e interrompe un percorso lungo dieci anni. Dal 2004, infatti, il comparto ortofrutticolo sta costruendo una rete di relazioni commerciali con l’Est europeo per l’esportazione delle mele e dal 2009 sta facendo la stessa cosa per le pere. Proprio nel momento in cui si stavano raccogliendo i primi risultati, è arrivato questo blocco, che si inserisce in un quadro già preoccupante per l’agroalimentare, a causa del clima instabile e degli sbalzi di temperatura di queste ultime settimane».

Nel modenese i rischi maggiori riguardano un prodotto d’eccellenza come le pere, particolarmente apprezzato a Mosca, dove vengono inviate dalle 2mila alle 3mila tonnellate annue di prodotto. Attualmente è in corso il raccolto, le prime spedizioni sono previste per settembre, ma i segnali sono negativi: «Dopo la crisi in Libia, – prosegue la presidente Bergamaschi – arriva un’altra battuta d’arresto per l’export agroalimentare, che potrebbe incidere molto sui bilanci di fine anno. La speranza è che la decisione venga rivista e si possa riaprire un canale commerciale importante come quello russo».

Sulla stessa linea il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi, che ha commentato così la notizia dell’embargo: «Le guerre commerciali e gli embarghi non servono, anzi rischiano di compromettere ancora di più le economie mondiali. Siamo molto preoccupati per l’evoluzione della situazione e per le ripercussioni che tale decisione può avere per gli equilibri di mercato e per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano ed europeo. Gli scambi commerciali sono uno strumento di crescita e di sviluppo, non devono divenire una base di contenzioso tra Paesi che vincola i commerci, determina squilibri di mercato e, in ultima analisi, mette a rischio le imprese, pregiudica la stabilità ed il progresso delle economie. Sono a rischio – ricorda Guidi – miliardi di euro in beni che ogni anno l’Europa commercializza in Russia. La bilancia commerciale agroalimentare UE-Russia è largamente in attivo e nel 2013 ha superato la soglia dei 10 miliardi di euro».