medici-prescrizioni-2“Invito l’Assessore alla Salute a far sapere se il nostro sistema sanitario è stato adeguatamente allertato, se è pronto per fronteggiare un eventuale rischio di diffusione dell’ebola e quali siano le precauzioni che si stanno mettendo in campo per prevenirla”.
La richiesta proviene dal Consigliere Andrea Pollastri (FI-PdL), il quale ricorda di aver già sollecitato in passato, con un’interrogazione, la Giunta Regionale per favorire il monitoraggio delle comunità straniere, sulla scorta, ad esempio, di quanto sta facendo la Regione Toscana che, con l’Università di Firenze e l’Institute of Heart, Lung & Blood Vessel Diseases di Pechino ha attivato lo studio “Chinese in Prato”, volto a conoscere i disturbi cardiovascolari della comunità cinese di Prato, la terza in Europa per numero di abitanti.
“Questa iniziativa – aveva spiegato l’azzurro – seppur limitata ad una sola comunità, quella cinese, e ad un problema specifico, i disturbi cardiovascolari, vuole essere un modo serio con cui la Regione Toscana ed il suo Sistema Sanitario si interrogano sullo stato di benessere delle comunità immigrate e sull’influenza che il clima e lo stile di vita che conducono in Italia hanno su di loro. È un approccio concreto, che, tramite il coinvolgimento del Consolato, percorre i corretti canali istituzionali e diplomatici, offrendo sicurezza agli stranieri, magari poco propensi a sottoporsi autonomamente a cure e controlli, ma anche agli italiani che convivono con loro.”
Alla proposta del Consigliere di esportare l’esperimento toscano anche in Emilia-Romagna, estendendolo a più gruppi etnici, con particolare attenzione a quelli provenienti da Paesi con situazioni sanitarie più precarie, l’Assessore alle Politiche per la Salute Carlo Lusenti ha risposto in modo negativo.
“Il Piano regionale della prevenzione 2010-2012 – ha evidenziato l’Assessore – prevede programmi di prevenzione rivolti a tutta la popolazione (interventi di tipo regolatorio sull’urbanistica, piano del traffico, orientamento dei consumi, promozione dell’attività fisica e della corretta alimentazione, controlli sugli ambienti di vita e di lavoro, ecc.), rivolti a gruppi di popolazione a rischio finalizzati ad impedire l’insorgenza di malattie (es. programmi di prevenzione delle malattie croniche in gruppi a rischio) o a diagnosticare precocemente altre malattie (es. screening oncologici) e diretti a prevenire complicanze e recidive di malattie attraverso l’integrazione all’interno dei servizi sanitari e tra questi e i servizi sociali.”
“Poiché il Piano regionale della prevenzione si rivolge a tutta la popolazione residente – ha chiosato -, la Regione Emilia-Romagna non ha promosso collaborazioni con Paesi esteri per conoscere e monitorare le condizioni di salute delle comunità emigrate e residenti nella Regione.”
“Solo alcuni mesi fa – continua il consigliere di Forza Italia – ho chiesto inoltre in Commissione Sanità di avere informazioni in merito ad eventuali rischi sanitari, anche con la diffusione di malattie e infezioni a noi ignote, che potessero derivare dall’arrivo in Italia, e in Emilia-Romagna, in particolare di gruppi di profughi, e che in quell’occasione mi furono esclusi. Alla luce degli eventi in corso e della minaccia anomala che si fa avanti, e che si spera non arrivi a interessare il nostro territorio, sarebbe forse il caso di rivedere la posizione della Regione e di attivare qualche sistema di controllo in più, a maggior garanzia dei cittadini che pagano le tasse per essere tutelati, anche dal punto di vista della salute.”