Il 31 dicembre 2014 formalmente termina lo stato di emergenza legato al sisma 2012 che ha colpito la Bassa modenese, ma sono diversi i problemi ancora da risolvere.
Vogliamo riportare all’attenzione delle istituzioni preposte e del nuovo Commissario Bertelli sui problemi che affliggono i cittadini nel percorso della ricostruzione. Sicuramente il tema più scottante è quello del tortuoso iter che si deve intraprendere per ricostruire e del tempo che intercorre dalla presentazione della domanda alla operatività dei cantieri.
Ciò è stato causato in primo luogo dalla difficoltà interpretativa e dall’attesa delle ultime ordinanze che di fatto hanno comportato una dilatazione dei tempi di presentazione delle domande.
Un secondo aspetto riguarda i tempi di verifica dei progetti presso gli uffici comunali: sia per la carenza di personale tecnico qualificato e formato, che per la complessità dei controlli richiesti i tempi sono molto distanti da quelli previsti dalle normative (due mesi e due giorni).
Tale problema rischia di aggravarsi in ragione del fatto che, mentre il grosso della presentazione delle domande arriva ora, i contratti dei tecnici assunti ad hoc tramite agenzia dalla Regione scadranno insieme allo stato di emergenza il 31/12.
Terza questione riguarda la lentezza dell’erogazione del contributo, legato allo stato di avanzamento lavori che  spesso comporta la sospensione dei cantieri, il che ci fa dire che occorre un confronto immediato anche col sistema del credito.

Legati alla scadenza dello stato d’emergenza ci sono, poi, altri aspetti di primaria importanza.
Se non verrà prorogato, verranno di fatto sospesi i contributi per l’autonoma sistemazione (CAS) per quei cittadini che, in attesa di ricostruire, hanno provveduto a cercarsi una dimora temporanea, gli stessi cittadini residenti in case inagibili perderanno l’agevolazione dell’esenzione del ticket e tutti i proprietari di case inagibili non avranno più diritto alla sospensione di TASI o IMU.

Molto è stato fatto e tantissimi sono i cittadini che sono rientrati nelle proprie abitazioni, ma certamente è molto consistente il dato di coloro che per le lungaggini dei tempi della ricostruzione sono dipendenti economicamente da questi strumenti.
A titolo esemplificativo citiamo il dato dei CAS (contributi autonoma sistemazione) che riguardano  2.386 nuclei familiari nel distretto Area nord e 1.021 nel distretto Terre d’argine, ridotto rispettivamente al 50% e al 30% rispetto al dato iniziale, ma sicuramente un numero ancora molto significativo.

La scadenza dello stato d’emergenza impatta anche sugli Enti locali e la loro possibilità di derogare il Patto di stabilità per mantenere personale dedicato all’emergenza sisma, oltre che per la loro possibilità di fare investimenti che sono assolutamente necessari per la ripartenza delle comunità colpite.

Un altro discorso infine riguarda i lavoratori dipendenti delle aziende che, essendo esse stesse inagibili, si sono avvalse della sospensione dei contributi previdenziali e che ha comportato la sospensione per circa 18 mesi anche della quota a carico dei lavoratori. Non sappiamo ancora nulla di come verrà gestito il recupero di tali somme (per i lavoratori circa il 10% dell’imponibile mensile) e sul quale vorremmo ottenere una facoltà di rateizzo o di anticipo creditizio.
Insomma tanto è stato fatto ma sarebbe sbagliato non affrontare con sollecitudine questi temi che, di fatto, dimostrano che l’emergenza non è affatto finita.

Per questo motivo la Cgil sollecita l’attivazione urgente di  tavoli di confronto sia con le Istituzioni che col nuovo Commissario per la ricostruzione, per trovare soluzione ai tanti problemi ancora aperti che devono trovare una positiva soluzione per completare la ricostruzione post sisma.

(Cgil Modena)