parmigiano-reggianoPochi mesi per dare una ‘scossa’ al mercato del Parmigiano Reggiano in modo da rimettere in linea di galleggiamento gli allevamenti: per farlo occorre un mix di interventi incisivi che riducano stabilmente il surplus produttivo. Il mercato del Parmigiano Reggiano continua a dare segnali negativi per quanto riguarda le quotazioni nella prima fase della filiera e si stanno ipotizzando interventi di varia natura per risollevare questo andamento, che se prolungato nel tempo mette a rischio diversi allevamenti da latte della zona tipica. Per esaminare questa situazione e le proposte per uscirne “vivi” la Cia reggiana ha tenuto una riunione con gli allevatori che ha visto una sala strapiena, con la presenza di numerosi produttori reggiani e rappresentanze delle Cia di altre provincie emiliane del comprensorio di produzione; invitati anche i vertici consortili, erano presenti infatti il presidente Alai ed il vicepresidente Filippini.

Ritiro dal mercato di 90.000 forme di produzione 2013, di cui 70.000 a 18 mesi di stagionatura e 20.000 a 12 mesi; rafforzare ed estendere i sostegni alle vendite nella G.D.O italiana; intensificazione dei controlli sul prodotto grattugiato: sono le decisioni già assunte dal Consorzio, che a novembre intende proporre ulteriori interventi, costituiti da una diminuzione temporanea della quota mungibile del 5% e accesso alla riserva per i soggetti che hanno subito richiamo di quota munta in affitto nel 2010, con attribuzione di questa quota in misura di ½ nel 2015 e ½ nel 2016.

Il calo dei consumi in Italia – seppur inferiore ad altri formaggi e con segnali d’arresto secondo le rilevazioni più recenti – viene sì compensato dal buon andamento delle esportazioni (oltre 5% di aumento), ma i due risultati sommati si elidono, non andando ad intaccare la produzione eccedente, in un settore come quello del nostro formaggio dove anche piccole variazioni possono innescare notevoli scossoni sui prezzi.

Molte sono poi le ipotesi di lavoro che circolano riguardo la cosiddetta “scolmatura”, ovvero la destinazione di una quota del latte prodotto nelle nostre stalle a destinazioni diverse dalla trasformazione in Parmigiano Reggiano: dalla vendita come latte alimentare alla trasformazione in altri prodotti caseari; l’ultima idea in materia, è quella della “polverizzazione” (produzione di latte in polvere) per la quale serve però un investimento in una struttura idonea per tale trasformazione.

In ogni caso, è opinione della Cia che da parte del sistema Parmigiano Reggiano vadano approfonditi i diversi interventi possibili, nessuno dei quali singolarmente potrà essere risolutivo, ma che vanno portati avanti in blocco in modo da arrivare al risultato desiderato. In questo senso va applicato con rigore il piano produttivo, si devono ampliare le azioni promozionali verso il mercato interno, si deve ampliare ulteriormente la vendita all’estero. Tutte queste azioni, come anche la revisione del disciplinare sempre più rigorosamente orientato ad affermare la qualità del nostro formaggio, non possono partire che da una decisione condivisa da parte dei caseifici e degli allevatori, nella consapevolezza che in queste direzioni si deve investire, ma che quel che si spende eventualmente oggi può rientrare rapidamente se recuperano le quotazioni del formaggio a livelli accettabili.

E’ una discussione che la Cia di Reggio Emilia ha avviato e proseguirà – ha concluso il presidente Antenore Cervi – incontrando i soci allevatori nelle zone territoriali, per arrivare a definire un complesso di azioni il più possibile condivise.