Dai 507mila euro per il 2010 a più di un milione per l’anno in corso. In Emilia-Romagna sono di fatto raddoppiati i fondi destinati ai progetti di servizio civile regionale e più che triplicati i posti disponibili, da 134 a 335. Sono solo alcune delle “ricadute” positive legate alla legge regionale di riforma del servizio civile (legge 8 del 30 giugno) e al programma europeo “Garanzia Giovani”. Tutti temi, questi, al centro della quarta Conferenza regionale del Servizio civile (lunedì 29 settembre a Bologna, Sala polivalente, viale Aldo Moro 50), in cui verrà presentata anche la ricerca curata dal Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna sui bandi straordinari per le zone colpite dal sisma: oltre 500 giovani impegnati, per dodici mesi dall’aprile 2013, in progetti speciali d’intervento, vicinanza e sostegno per le popolazioni e di recupero dei beni artistici e culturali danneggiati. Un’esperienza, questa, documentata anche dagli scatti di Roberto Brancolini, attualmente in mostra all’ingresso dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna (viale Aldo Moro 50, Bologna), fino al 3 ottobre.
“In questi anni abbiamo difeso il servizio civile – mantenendo i 507mila euro annui, senza tagliare – perché per noi è una scelta davvero importante, per chi la compie e per l’intera comunità dove il servizio viene svolto. L’abbiamo anche aggiornato, attraverso la nuova legge, rendendolo più flessibile, ampliando l’età dei partecipanti e recependo la ‘Garanzia Giovani’”. Queste le parole dell’assessore alle Politiche sociali della Regione Teresa Marzocchi durante la conferenza stampa di stamani. Erano presenti anche il direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna Luigi Guerra e il portavoce del Forum terzo settore di Reggio Emilia Riccardo Faietti. “Finora il servizio civile regionale era rivolto agli stranieri – ha ricordato ancora Marzocchi – , di fatto esclusi da quello nazionale”. Ma dal 2013, in seguito alla decisione del Tribunale di Milano (che ha ordinato all’Ufficio nazionale per il servizio civile di cessare il comportamento discriminatorio, e di modificare il bando nella parte in cui prevedeva il requisito della cittadinanza consentendo l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia), “si è aperto lo spiraglio di un servizio civile nazionale per tutti. Dunque – ha concluso l’assessore –  non dovremo più supplire a una mancanza: è il motivo per cui il servizio civile regionale viene aperto a tutti”.

La nuova legge: cosa prevede, in sintesi
Dopo dieci anni dall’approvazione della legge regionale 20 del 2003 sul servizio civile, si è voluto semplificare la proposta rendendola più flessibile per poter raccogliere alcune sfide del territorio e del mondo giovanile, e per rispondere alle sollecitazioni contenute nella raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea (22 aprile 2013) sull’istituzione di una “Garanzia Giovani”. La durata dei progetti, eliminati vincoli temporali rigidi e fissati a priori, è ipotizzata dai sei fino agli undici mesi, poiché le esigenze progettuali si differenziano in base all’ambito d’attività e agli obiettivi perseguiti. Un esempio: i progetti di servizio civile nelle scuole o attivati nelle emergenze hanno esigenze differenti di durata rispetto ad altri. Inoltre, l’impegno settimanale dei giovani può variare dalle 25 alle 20 (oppure alle 15) ore; l’articolazione dei progetti è prevista su 4 o 5 giornate alla settimana. Al tempo stesso, con la nuova legge si vuole confermare l’esperienza di un servizio regionale aperto a tutte le persone interessate nell’intero arco della vita: in particolare la proposta tradizionale è estesa ai giovani fino ai 29 anni, recependo anche in questo caso le istanze della “Garanzia Giovani”, oltre alle proposte di servizio per minori impegnati negli studi o nella formazione nel periodo estivo o durante l’anno scolastico (sempre nel rispetto dell’adempimento dello studio), e per coinvolgere in modo spontaneo e gratuito adulti-anziani.
Con la modifica della legge regionale sul servizio civile, si è voluto inoltre dare un segnale chiaro sia per quanto riguarda l’obiettivo di “garantire l’accesso a tutte le persone senza distinzione di sesso o di appartenenza culturale o religiosa, di ceto, di residenza o di cittadinanza”, sia rispetto al numero – sempre più ridotto – di giovani che possono partecipare al servizio civile nazionale, a causa di risorse statali in forte calo (nonostante una richiesta di partecipazione in crescita). Il servizio civile regionale quindi è per tutti i giovani: riguarderà non solo i giovani provenienti da altri Paesi, ma anche gli italiani.

Un’altra novità della legge è rappresentata dal coinvolgimento di enti, pubblici e privati, nel finanziamento del Fondo regionale del servizio civile, in modo da aumentare il numero di giovani da avviare a quest’esperienza e dare al tempo stesso la possibilità di vincolare le risorse per progetti specifici riguardanti un territorio o un ambito particolare. Tra i primi risultati già prodotti dalla nuova legge, ed evidenti dalla progettazione 2014 del servizio civile regionale, ci sono i 14 progetti autofinanziati, per 41 posti complessivi previsti, di cui 35 in provincia di Reggio Emilia, attraverso le risorse della Fondazione Manodori e della Camera di Commercio, e 6 posti in provincia di Modena, grazie all’Unione Comuni Modenesi Area Nord di Mirandola. Per quanto riguarda la flessibilità (il 20% dei progetti ha scelto una durata dai 6 ai 9 mesi; sull’impegno settimanale dei giovani, il 40% dei progetti ha scelto le 20 o 15 ore settimanali) permetterà, con risorse regionali invariate, di avviare una trentina di posti in più rispetto agli anni scorsi, che aggiunti ai 41 posti autofinanziati comportano un incremento superiore al 50% rispetto al 2013. La disciplina del servizio civile regionale di “Garanzia Giovani”, adeguata alla legge regionale, consentirà l’avvio di un numero di giovani superiore a 126 che, sommati ai 209 dell’esperienza di servizio civile regionale tradizionale, porterà a un totale di 335 (+152% rispetto al 2013). Rimane da valutare la risposta dei giovani alle nuove opportunità offerte dalla legge in occasione dell’ormai prossima pubblicazione degli avvisi provinciali da parte dei CoPrESC.

Il servizio civile regionale di “Garanzia Giovani”
Un primo riscontro positivo arriva dal servizio civile regionale di “Garanzia Giovani”, con un numero significativo di richieste (circa 19mila iscrizioni complessive, per tutte le “misure”, in Emilia-Romagna). Importante anche la risposta degli enti: 527 posti disponibili (di cui 126 finanziati) per 113 progetti presentati, nei settori dell’assistenza (55 progetti per 284 posti), dell’educazione e promozione culturale (48 progetti per 216 posti), del patrimonio artistico (7 progetti per 19 posti), dell’ambiente (2 progetti per 6 posti) e della protezione civile (1 progetto per 2 posti).

Il servizio civile nelle aree terremotate: la ricerca dell’Università di Bologna
Dopo gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 che hanno colpito le province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Ferrara, sono stati pubblicati due bandi speciali per la selezione di giovani da impegnare nel progetto di servizio civile nazionale e regionale nei comuni terremotati: “Ri-partire dalla cultura e dal patrimonio artistico” (per l’impegno di giovani nell’ambito della tutela del patrimonio culturale e artistico, presentato dall’ente capofila Arci Servizio Civile) e “Per Daniele: Straordinario Come Voi” (settori “assistenza” e “educazione e promozione culturale”, presentato dall’ente capofila Comune di Modena). Sono stati selezionati circa 500 giovani, tra oltre 2800 candidature. Su quest’importante esperienza è stata fatta una ricerca, promossa insieme dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e dall’assessorato regionale Politiche sociali. Obiettivo, fornire un quadro su alcune caratteristiche del servizio civile legate agli aspetti motivazionali, formativi e organizzativi percepiti dai giovani coinvolti all’interno dei due bandi, attraverso una serie di interviste e questionari.
Dalla ricerca emerge una piena soddisfazione sul clima relazionale instaurato tra volontari, operatori dei servizi, responsabili dei progetti. La maggioranza dei volontari non ha segnalato l’esistenza di conflittualità o frustrazioni e ha apprezzato l’elevato livello di socializzazione raggiunto nel corso dell’esperienza. Anche sul piano dell’acquisizione di competenze i risultati sono stati buoni:  per la maggioranza degli intervistati, l’esperienza ha consentito di imparare a operare in gruppo, confrontarsi con l’opinione degli altri, partecipare in modo non episodico e secondo logiche di team sia sul piano della progettazione che su quello della realizzazione degli interventi.

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