Adele-Chiara-Cangini-3Ha ricevuto da una società di recupero crediti un’ingiunzione di pagamento da 1.654,93 euro e scoperto di essere cliente di una nota compagnia telefonica dalla quale non aveva mai ricevuto fatture né, tantomeno, solleciti. Solo dopo essersi rivolto all’Adiconsum – associazione consumatori della Cisl – R.P., un pensionato modenese di 78 anni, si è reso conto di aver subito un furto d’identità. «È una modalità di furto molto subdola, perché la perdita di possesso dei propri dati viene scoperta dal malcapitato consumatore anche parecchio tempo dopo averla subita – spiega la responsabile provinciale di Adiconsum Adele Chiara Cangini – Il furto consiste nella sottrazione di dati quali il numero dei documenti d’identità, ma anche password di accesso al proprio conto corrente ecc.; dati che vengono utilizzati in maniera illecita e a propria insaputa. Spesso ci si accorge del furto solo dopo che ci si vede recapitare una richiesta di pagamento da parte di una società finanziaria o addirittura da una banca. Le conseguenze per il consumatore sono pesanti sia dal punto di vista economico che psicologico; basti pensare alle pratiche da avviare, a cominciare dalla denuncia di quanto accaduto».

Di solito il furto d’identità avviene attraverso Internet, ma nel caso del pensionato modenese è probabile che il ladro abbia recuperato i dati personali di R.P. da una bolletta o un estratto conto bancario gettati nella spazzatura senza essere prima stati tagliati in tanti pezzettini. L’uomo ha così scoperto di essere titolare di tre utenze (rete fissa, mobile e Internet) attivate da una nota compagnia telefonica – a sua volta ignara della truffa – che mandava le fatture a un altro indirizzo eletto dal truffatore come domicilio. Una volta accertato che R.P. non aveva nulla a che fare con quell’indirizzo, la società di recupero crediti ha archiviato la pratica senza nulla pretendere dal pensionato, che ha sporto querela contro ignoti per furto d’identità. Delle indagini si sta occupando la polizia postale.