ospedale_s_maria_nuova_reggioIl progressivo indebolimento delle ossa determinato dalla osteoporosi può, in parte, essere ritardato con misure preventive e farmaci in grado di ridurre il rischio di frattura ad esso collegato. Si tratta di terapie impegnative ma sicure e ben tollerate.
Sabato 18 ottobre una équipe a valenza multi specialistica composta da Endocrinologi, Geriatri, Reumatologi, Nefrologi, Radiologi dell’Ospedale Santa Maria Nuova offrirà ai pazienti la possibilità di eseguire uno screening sul rischio di andare incontro a fratture.
La probabilità di rottura del femore, che viene valutata attraverso uno specifico test, è l’indicatore principale per la selezione dei pazienti che necessitano di terapie mirate.
Tra le 8:30 e le 12:00 ai cittadini che si presenteranno nei Poliambulatori del Santa Maria Nuova verrà proposto un questionario da compilare con i dati riguardanti età, peso, altezza, farmaci assunti, fratture e patologie pregresse, tipo di alimentazione e stile di vita, consumo di alcol e fumo.
Saranno questi fattori ad indicare, attraverso un algoritmo diffuso a livello internazionale, l’entità del rischio di sviluppare una frattura nei prossimi 10 anni.
Nel caso in cui il rischio risulti elevato, saranno suggerite indagini ulteriori come la esecuzione della Moc (mineralometria ossea computerizzata ) o di analisi del sangue.
<<Il profilo della persona più a rischio – spiega l’endocrinologo Michele Zini – è femmina. Concorrono fattori quali la menopausa, la familiarità con le rotture del femore (esperienze materne), l’assunzione di farmaci per la Tiroide o per il tumore alla mammella o cortisonici. È più facile, inoltre, che abbia fratture da osteoporosi chi ha affrontato una rottura del femore per un trauma anche indiretto>>
<<Se dalla formula scaturirà un rischio di frattura nei successivi 10 anni superiore al 15% – chiarisce Zini – si andrà avanti con le procedure diagnostiche ed il paziente sarà invitato a sottoporsi a Moc, esami di laboratorio e visite specialistiche. A chi invece verrà calcolato un rischio inferiore a quella soglia saranno consigliati una dieta ricca di calcio, l’assunzione di vitamina D e ovviamente l’attività fisica>>.
Al Santa Maria Nuova nel 2013 sono stati 284 i ricoveri per frattura del femore tra gli ultra 75enni. Di questi circa il 78% sono donne. A causa dell’alto indice di invecchiamento, si calcola che entro il 2050 le fratture di femore saliranno dagli attuali 1,6 milioni annui a 5-6 milioni; solo in Italia, si passerà da 86 mila fratture di femore, registrate nel 2000, a circa 150 mila entro il 2020. Fondamentali sono dunque, da un lato, l’attenzione per la malattia nella fase di prevenzione e di prescrizione delle cure, che devono ridurre il rischio di frattura e di rifrittura e, dall’altro, la motivazione del paziente al proseguimento della terapia.
L’iniziativa è promossa in collaborazione con O.N.Da., l’Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (www.ondaosservatorio.it).