Legalità, lotta all’abusivismo e alla concorrenza sleale, regole chiare e uguali per tutti: questi i temi che FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, sta portando avanti attraverso un confronto con le Istituzioni sul tema delle sagre e dell’abusivismo nella ristorazione. Già operative alcune a importanti modifiche alla legislazione di settore, a partire dall’istituzione del Calendario annuale delle sagre in ogni Comune.

«Per liberare il settore della ristorazione dall’abusivismo e dalla concorrenza sleale e al tempo stesso per contribuire a definire, insieme agli Enti Locali, una programmazione degli eventi davvero coerente con le tipicità del territorio –dichiara Alessandro Grande, Direttore provinciale Confcommercio – Imprese per l’Italia Reggio Emilia– abbiamo definito un “Regolamento” per le sagre e le feste, che proporremo ai Comuni come strumento per impostare, a livello territoriale, i criteri per lo svolgimento di queste manifestazioni e dare così concretezza alle previsioni di legge».

«Il Regolamento sulle sagre –continua Alessandro Grande– è l’esito del lavoro che la nostra Federazione sta portando avanti per mettere a punto iniziative e strumenti utili a sensibilizzare le Istituzioni, a tutti i livelli, sul fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale nel mondo della ristorazione. Questo impegno ha portato a condividere con la Regione la necessità di nuovi strumenti normativi per contrastare le forme di ristorazione abusiva nei nostri territori. Penso in particolare alla previsione del Calendario annuale delle Sagre, da concordare tra Comuni e Associazioni, che ha trovato posto nella nuova Legge comunitaria Regionale grazie alle nostre proposte e al nostro lavoro di questi mesi».

FIPE-Confcommercio ha denunciato a più riprese l’espansione, negli ultimi anni, di un mercato parallelo della ristorazione che ha raggiunto dimensioni straordinarie e non più sostenibili. In base alle stime del Centro studi FIPE nazionale, in tutta Italia si contano oggi circa 42mila sagre (di cui 1.150 in Emilia Romagna) per oltre 300mila giornate complessive, e 10mila ristoranti agrituristici. Numeri all’interno dei quali si annida un mercato abusivo della ristorazione con un fatturato di 5,2 miliardi di euro e mancato gettito tra imposte dirette e contributi per 700 milioni di euro. Soltanto in Emilia Romagna questo mercato parallelo vale 400 milioni di euro, con una perdita di gettito per 54 milioni di euro.

«Il fenomeno dell’abusivismo –aggiunge Alessandro Grande- ha assunto dimensioni rilevanti, ed è ormai difficile distinguere tra vere e false attività. Accanto a iniziative “autentiche”, realmente senza fini di lucro, stanno infatti crescendo fenomeni sempre più frequenti di concorrenza sleale, che danneggiano diversi settori, a partire da quello della ristorazione. L’asimmetria delle regole non contribuisce a costruire una buona concorrenza ma genera inefficienza, abuso e illegalità».

«Per questo abbiamo lavorato, in accordo con la Regione –conclude Alessandro Grande- per aggiornare la normativa di settore, con risultati significativi che ora devono trovare sul territorio un adeguato terreno di confronto con le Istituzioni locali».