negozio-alimentariSeppur flebile e in una selva di dati che rimangono negativi, si rivede il segno ‘+’ tra le mpmi  modenesi del commercio dei servizi e del turismo. A rilevarlo è l’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena che in occasione della consueta indagine trimestrale, ha messo sotto la lente l’andamento di oltre 1000 imprese piccole, piccolissime e medie del terziario operative sul territorio. Al 30 di settembre 2014, mentre il trend delle vendite resta ancora fortemente avverso per i settori del commercio al minuto, dei pubblici esercizi e del intermediazione, con un – 4,8% sullo stesso periodo dello scorso anno, il comparto dell’ingrosso recupera in modo significativo e incrementa del +5,7% il proprio volume d’affari.“E’ altresì importante evidenziare – sottolinea Tamara Bertoni, Direttore Generale di Confesercenti Modena – che un consistente numero di imprese, ben il 42% del totale di quelle monitorate, è riuscito ad invertire l’andamento negativo, aumentando il giro d’affari e quindi i ricavi rispetto al 2013. Tale ripresa interessa in modo particolare l’ambito dell’ingrosso e delle vendite  minuto extraalimentari. Ma cenni timidi di ripresa si registrano anche in altri settori. Ovvio però che tali segnali si manifestano in un contesto che permane negativo caratterizzato dal persistere del calo generale dei consumi. Tuttavia se questi dati troveranno conferma anche in futuro, la tendenza che si profila è quella di una polarizzazione del mercato. Occorre infatti tener conto inoltre che accanto a parziali recuperi dei ricavi, emerge contestualmente un pesante aggravamento delle condizioni di quelle imprese che invece sopportano interamente il calo complessivo delle vendite.” Di seguito, l’andamento dei volumi d’affari per settori.

Commercio al minuto generi alimentari: -5,4%. Nonostante il leggero recupero nel terzo trimestre, questo è il settore che più di tutti sconta la contrazione delle vendite nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2013. Dato confermato anche da Unioncamere Regionale che peraltro evidenzia come il calo delle vendite oggi colpisca tutte le tipologie di esercizi dell’alimentare, dalla grande distribuzione fino al supermercato di quartiere. È la dimostrazione di quanto le famiglie, dopo un periodo di riposizionamento dei consumi, siano ora costrette a tagliare pesantemente pure sui prodotti di prima necessità.

Commercio al minuto generi extra alimentare: -4,8%. Anche in quest’ambito nel III° trimestre, si attenua la contrazione delle vendite, dopo la drastica flessione che aveva caratterizzato quelli precedenti. Ad essere penalizzati soprattutto l’abbigliamento, gli articoli per la casa e l’oreficeria.

Ristorazione e pubblici esercizi: -4,4%. Tra bar e ristoranti invece, non risulta alcun minimo recupero: il trend per l’intero periodo considerato resta negativo. Ciò, anche causa di una stagione estiva che, caratterizzata dal maltempo, non ha generato il consueto incremento di consumi.

Servizi di intermediazione: -5,4%. Continua l’erosione dei fatturati tra le imprese del settore, che si sommano a quelli dei trimestri precedente. Segno tangibile della crisi che attraversa l’intero comparto, che continua a subire pesantemente gli effetti della recessione uniti a quelli della ristrutturazione della filiera commerciale che tende a marginalizzare il canale dell’intermediazione.

Commercio all’ingrosso: +5,7%. Il settore continua a risultare in netta controtendenza rispetto agli altri, soprattutto laddove si rivolge al manifatturiero, beneficiando in questo caso dell’andamento positivo che ha caratterizzato la ripresa della produzione e del fatturato in alcuni settori produttivi in aperti colare tra quelli che hanno maggiori quote di esportazioni.

“Questi dati provano quanto la perdita di reddito e di potere d’acquisto delle famiglie incidano sul perdurante calo dei consumi anche sul nostro territorio – spiega il Direttore Generale di Confesercenti Modena Tamara Bertoni – La recessione che si protrae ormai da molti trimestri mette in luce la necessità di assumere misure più incisive di quelle messe in atto fin’ora o previste. Occorre ridare fiducia alle famiglie e al paese stimolando investimenti e consumi, alleggerire la pressione fiscale soprattutto sui redditi da lavoro, intervenendo in modo selettivo sulla spesa pubblica improduttiva. Diventa poi imprescindibile in questo contesto scongiurare gli aumenti dell’IVA previsti dalla clausola di salvaguardia, che graverebbero in maniera insostenibile sui consumi nei prossimi anni.”

“Al contempo questi dati mostrano inoltre che molte imprese stanno adottando strategie positive di contrasto alla crisi. Imprenditori capaci che hanno saputo innovare processi aziendali, offerta di prodotti e che hanno saputo utilizzare le nuove possibilità offerte dall’innovazione tecnologica. Imprenditori dunque che meritano di essere meglio sostenuti da politiche e risorse adeguate in quanto rappresentano parte fondamentale del nostro tessuto economico.”