agricolturaCon l’applicazione dell’Imu, si profila una fuga dalla collina e montagna anche da Modena pari e forse anche superiore a quella degli ultimi venti anni, quando hanno chiuso quasi 5 mila aziende agricole (–48%). Lo afferma Coldiretti Modena sulla base di elaborazioni di dati Istat da cui risulta che in venti anni le aziende agricole che operavano nelle zone disagiate della provincia sono passate dalle 9.500 del 1990 alle attuali 5.040 mila.

Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine in cui si trova il palazzo comunale – afferma Coldiretti Modena – introduce una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario. In relazione alla scadenza del pagamento al 16 dicembre Coldiretti ricorda che viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente. L’incoerenza del criterio di calcolo  genera tensioni sul territorio e – conclude Coldiretti Modena – rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu.

“L’Imu così come applicata dal decreto attuativo – ha detto il presidente di Coldiretti Modena, Francesco Vincenzi – spingerà molte aziende a chiudere i battenti, provocando un ulteriore spopolamento in un territorio di Modena e dell’intera regione, quello di collina e montagna, dove gli imprenditori agricoli sono le sentinelle del territorio e costituiscono un presidio per cercare di prevenire il dissesto idrogeologico che proprio in questi giorni è sotto gli occhi di tutti”.

Secondo elaborazioni di Coldiretti un’azienda di un imprenditore coltivatore diretto con una media di dieci ettari, con colture di seminativi, frutteti, vigneti e bosco, nelle zone collinari e montane dovrà pagare mediamente una Imu di 1.500 euro all’anno.

Secondo il direttore di Coldiretti Modena, Antonio Maria Ciri “Si tratta di un aggravio di costi insostenibile e per di più fonte di storture inaccettabili. Infatti, l’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto il 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori. Molti Comuni si trovano nel fondo valle e i terreni sono ad altitudini maggiori e finiranno con il dover pagare l’Imu, mentre il loro vicino è magari esentato perché la casa del Comune si trova ad altezza superiore. Una tassa con questi parametri aumenterà la fuga dalla montagna e finirà con il provocare danni molto più costosi dei buchi di bilancio che si vorrebbero coprire”.