hm2Diceva il grande Nelson Mandela: “Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo ed acqua: subito la la gente le offre cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a stessi; significa piuttosto porsi la domanda: Voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”

In questa dichiarazione si racchiude tutto lo spirito di comunione e compattezza che alberga nel gruppo degli H.O.T. Minds formato dai ragazzi di Sassuolo. Già da alcuni anni il gruppo, nato anche grazie al meticoloso lavoro di Don Alessandro Ravazzini che ha saputo riunire tutta la bella gioventù delle varie parrocchie sassolesi in un’unica realtà. Ragazzi pazzeschi che, nel loro piccolo, con non pochi sforzi hanno raggiunto grandi soddisfazioni. La loro opera “prima” è stata la messa in scena di “Jesus Christ Superstar” che ha contato diverse repliche portandoli persino al Teatro San Domenico di Crema. Archiviata (ma non del tutto) l’esperienza di JCS ecco che quelle menti in movimento degli H.O.T. si sono messi a lavorare su un progetto ancora più ambizioso; l’adattamento teatrale del cartoon Dysney “The Lion King” peraltro mai rappresentato in Italia. Da oltre 15 anni in scena a Broadway e Londra Lion King continua a riempire i teatri e ad incantare grandi e piccini con l’eterna storia del “cerchio della vita”. Non è stato facile con pochi mezzi economici e anche con gli spazi ridotti dei nostri teatri portare in scena questa peace, eppure Anna Chiara e co. ci sono riusciti e pure bene, anche senza la rupe che sorge dal palcoscenico, anche senza i complicati (e costosissimi) costumi di scena della versione originale. Trovate ed accorgimenti particolari fanno decisamente gridare al miracolo e alla fine risulta perfettamente naturale che personaggi come Pumbah, Timon o Zazu, ma anche tutti gli altri, da Rafiki fino a Mufasa, Scar e Simba, siano rappresentati “nature” senza la classica maschera cartoonizzata. Un plauso particolare ai musicisti (come in tutte le opere targate H.O.T. Minds le musiche sono assolutamente suonate dal vivo) che hanno suonato la colonna sonora di Sir. Elton John inserendo qua e là “citazioni” che non sono passate inosservate, o meglio inascoltate.

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“Ubuntu” è un modo di essere, Ubuntu è un’etica o un’ideologia dell’Africa sub-Sahariana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. È un’espressione in lingua bantu che indica “benevolenza verso il prossimo”. È una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro. Appellandosi all’ubuntu si è soliti dire Umuntu ngumuntu ngabantu, “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”. L’ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace.

Ieri sera a Casalgrande lo spirito di Ubuntu c’era tutto. Grazie sempre ragazzi, ogni volta con voi è una rinascita. Restiamo in trepidante attesa di nuove repliche.

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