PovertaSocialeDalla crisi alla speranza in un cammino concreto sui temi della povertà e della socialità, il tempo e l’antropologia, il territorio e il contesto sociale e sociosanitario. Con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’impatto sociale della povertà a Modena, costruire relazioni, investire in nuova progettualità (una iniziativa di imminente realizzazione sarà presentata il 28 gennaio) e crescere insieme nella cultura solidale dell’inclusione. E’ questo, in sintesi, l’ambizioso ma affascinante scenario verso il quale è indirizzata la conferenza “Povertà sociale: bisogni e nuove progettualità. Oggi vediamo insieme che fare” proposta dal progetto Sollievo Sociale (SoS) attivato dall’Amnic (associazione nazionale mutilati e invalidi civili) di Modena e da “Nati per vincere?”di Carpi nella mattinata di mercoledì 28 gennaio, dalle ore 9 all’istituto “E.Fermi” di via Luosi 23 a Modena.

Ampia la platea dei partecipanti: introdotti da Marco Cattini, già cattedratico di Storia economica all’università Bocconi di Milano, si alterneranno rappresentanti delle istituzioni, del mondo della sanità, di realtà attive nell’ambito del contrasto alla povertà, del mondo della
scuola e dell’università, del sindacato e dell’associazionismo. Ognuno porterà il proprio contributo nelle due tavole rotonde di analisi della situazione e di riflessione in comune. Non mancherà, infine la parte propositiva e progettuale, con la presentazione di esperienze già avviate e consolidate e di altre di imminente realizzazione. Moderatore della conferenza, per la quale è attivo un servizio di interpretariato Lis (Lingua dei segni italiana) è Nelson Bova, giornalista Rai (vd. Locandina ). “Povertà Sociale è povertà economica, è disabilità, è mancanza di opportunità e per questo – afferma il presidente di Amnic Modena Ottorino Gelmini – noi dobbiamo intervenire senza ostracismi e senza vergogna. Le persone chiedono solo dignità e pari opportunità. La dignità di esser parte della comunità, ovvero dentro e non ai margini. La dignità di avere un lavoro per acquisire il rispetto civico e sociale.
Ma perchè insieme si possa lavorare per una società a misura d’uomo, occorre abbandonare la logica dell’assistenza ‘pre-stampata’ come unica azione tangibile, per eleggere il Progetto di vita individuale come strumento di risposta”.
“Occorre tentare di definire – afferma Marco Cattini – cos’è la povertà sociale che, con estremo sforzo di sintesi, potremmo definire come l’annullamento di relazioni con gli altri determinato da perdita del lavoro, indebitamento, fallimenti dell’azienda familiare, emarginazione e auto-emarginazione sociale con rischi concreti di scivolare verso l’usura, il gioco d’azzardo, il lavoro nero, la depressione, la disperazione. Una situazione che diventa quindi impoverimento, indigenza, stato di bisogno non solo economico, ma anche sociale.
Detto che per chi vive in tali situazioni di marginalità è quasi impossibile stabilire relazioni, ecco che una comunità, davvero riconoscibile come tale, si attiva per costruire un sistema di legami che diventano sempre più significativi. Relazioni solide e allargate caratterizzate da una grande capacità di identificare, all’interno del sistema, chi è più adatto a dare una mano per offrire il meglio dell’aiuto possibile. Il tutto, all’insegna del rispetto che suscita, in chi si trova in difficoltà, il riconoscimento del”essere e del sentirsi uguale, in dignità, anche se in condizione di bisogno, a chi sta offrendo aiuto”.
Il Progetto di vita individuale: al centro la persona e i bisogni che esprime
Il Progetto di vita individuale ha al centro la persona e la famiglia, ne recepisce in toto i bisogni e da lì costruisce il percorso di crescita, identifica tutte le figure che necessariamente possono essere utili: il Care Giver, l’eventuale amministratore di sostegno, il ruolo del Case Manager sanitario (se vi sono patologie) e/o dell’equipe sociale. E’, soprattutto, lo strumento che prevede il monitoraggio periodico degli obiettivi di vita, perché le persone crescono e cambiano anche i contesti e i bisogni. ll Progetto di vita, individuale per una persona con invalidanza significa, ad esempio, recepire il suo essere, la sua dignità di persona, il suo desiderare, il suo abitare, il suo lavorare, il suo dolore ma anche la sua felicità, il suo essere persona. Al suo interno troveranno spazio gli interventi sanitari o socio-sanitari e non, come accade ora, Piani Assistenziali Individuali costruiti a misura di struttura e non a misura della persona.
Ma oltre all’ invalidanza, l’attuale situazione di crisi induce un’ulteriore considerazione su fasce sempre più ampie di persone, protagoniste di una povertà nascosta e profonda, vissuta perlopiù nell’anonimato, dettato da senso di dignità e di pudore. Uomini, donne e intere
famiglie che rischiano di scomparire dai radar della visibilità sociale e di non essere più intercettate dai rilevatori del disagio, anche quello temporaneo, perché la vergogna impedisce il chiedere aiuto. Paradossalmente è allora proprio questa crisi economica e di valori che può indicare strade nuove da percorrere verso un nuovo modello sociale, più umano e solidale. La crisi ha fatto maturare la consapevolezza che l’uomo vive in altre e più significative dimensioni, oltre a quella di natura prettamente economica. Qui sta il motivo per cui questo difficile passaggio può essere considerato come un’ evoluzione epocale verso un nuovo modello sociale la cui novità diventa fondante la normalità e che ha il suo punto di forza nel rispetto della dignità che ogni uomo possiede in quanto tale.
La conferenza “Povertà sociale” è realizzata da Progetto Sociale-Amnic e “Nati per Vincere?” in collaborazione con Prefettura, Tribunale di Modena e Comune di Modena e gode del patrocinio di Regione Emilia Romagna UniMoRe, Azienda Usl, Arcidiocesi di Modena- Nonantola, Istituto “E.Fermi”, Fand, Ens, Scai, Cgil e Uil con il supporto di Quid- Soluzioni per comunicare e Comunica-staff per l’informazione multimediale.
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Immagine: il logo della giornata: un piccolo segno di una grande filosofia per un nuovo modello sociale