GDMScandianoRaccoglimento, partecipazione e commozione, nel ripercorrere una tragedia che ha segnato la storia e la modernità lasciando le proprie tracce profonde anche sul nostro territorio, sono state le emozioni che hanno accompagnato le celebrazioni per la Giornata della Memoria questa mattina, martedì, al Cimitero Ebraico di Scandiano. Erano presenti Carabinieri e Polizia di Scandiano, il Sindaco Alessio Mammi, Federica Ferrari Presidente della comunità ebraica Modena e Reggio Emilia, il professor Luciano Lanzi e l’Assessore ai Saperi Alberto Pighini. C’erano anche tanti cittadini comuni, e giovani studenti che hanno dato una importante testimonianza di trasmissione dei valori al centro dell’iniziativa.

“Essere qui oggi –ha detto il Sindaco Mammi- è un dovere civile e morale. Questo è uno dei luoghi più antichi di Scandiano, risale al ‘600. A Scandiano hanno vissuto molti ebrei e proprio nel ‘600 erano circa il 15% della popolazione e venivano visti come un valore arricchente della comunità. Essere qui ha un significato semplice: ricordare, testimoniare e non dimenticare, perchè il virus dell’antisemitismo, dell’odio e della paura cova sempre dentro l’essere umano. Dobbiamo ricordare che su quei treni c’erano anche italiani collusi e colpevoli di aver collaborato al massacro. Voglio però anche ricordare chi invece stava dall’altra parte e aiutava gli ebrei”.

Ha aggiunto Federica Ferrari: “Ora tocca a voi ragazzi informarvi e tramandare la memoria.

Nella lingua ebrea la parola tramandare è al centro. Voi siete importantissimi, avete l’onere e l’onore di tramandare la memoria, è una responsabilità personale. E’ molto importante anche il lavoro degli insegnanti. Il diverso fa sempre paura, ma se impariamo a conoscerlo capiamo che non è poi tanto diverso da noi. Il diverso va conosciuto e accettato con le sue diversità. Ho molta speranza in voi giovani. La Sinagoga di Modena è funzionante e aperta alle scuole, mi piacerebbe molto poter ospitare le classi di Scandiano”.

Infine il professor Lanzi ha ribadito: “Sono stato allievo di Lazzaro Padoa al quale questo cimitero è dedicato. Il professor Padoa fu vittima delle leggi razziali del 1938, fece appena in tempo a laurearsi a Bologna, anche durante la discussione della tesi fu sottoposto a discriminazione e fu interrogato dall’ultimo assistente del professore che gli voltava le spalle e gli diede 101 per umiliarlo.  Scappò poi in montagna dove fu nascosto e protetto. Subì sempre la sindrome del sopravvissuto che si stente in colpa rispetto ai morti. Noi ci sentiamo in obbligo di ricordare questa figura come maestro che ha saputo coltivare le intelligenze. Vorrei che i giovani stessero attenti affinchè la loro memoria sia sempre vigile”.

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