lavoro_2Il 2014 si conferma un anno difficile per le imprese artigiane con il saldo tra attivazioni e cessazioni in territorio negativo, -1,4%, ma in miglioramento rispetto al -1,9% del 2013. I dati arrivano da uno studio effettuato da Movimprese in collaborazione con Ufficio Studi Confartigianato.

Alla fine del 2014 le imprese artigiane registrate in Italia erano 1.382.773 con 88.498 iscritte (tasso di iscrizione del 6,3%) nel corso del 2014 e 108.891 cessate non d’ufficio (tasso di cessazione del 7,7%) ed un saldo di -20.393 imprese, equivalente ad un tasso di variazione del -1,4%, in miglioramento di mezzo punto rispetto al -1,9% registrato nel 2013, anno in cui si è registrata la maggiore selezione delle imprese artigiane. Tenuto conto delle 260 giornate all’anno in cui è possibile registrare un’impresa, nel corso del 2014 sono nate 340 imprese artigiane al giorno.

Nel dettaglio regionale, solo il Trentino-Alto Adige presenta un tasso di crescita positivo e pari al +0,3%, diminuzioni meno intense, inferiori al punto percentuale, si osservano in Liguria e Lombardia, con un tasso di crescita che si attesta in entrambe al -0,7%, in Friuli-Venezia Giulia con il -0,8% e in Toscana e Lazio entrambe con il -0,9%. Le variazioni più accentuate si osservano in Puglia e Sicilia (entrambe -2,2%), Calabria (-2,3%), Campania e Abruzzo (entrambe -2,6%), Sardegna (-2,8%) e Basilicata (-3,0%).

L’Emilia Romagna si colloca in linea con il dato nazionale: le imprese nate sono 9.298, quelle cessate 11,156 con una perdita di 1.858 imprese ed un tasso tendenziale di -1,4%, in deciso miglioramento però rispetto al 2013 quando la flessione era del -2,1%.

Per quanto riguarda l’andamento delle provincie in cinque si osserva un tasso di crescita positivo: al primo posto Isernia con il +2,2%, segue Bolzano con il +0,9%, Milano con il +0,4%, Prato e Trieste, entrambe con il +0,1%. Di contro le diminuzioni più intense si osservano a Chieti e Lucca, entrambe con il -3,1%; seguono Campobasso e Cosenza con -3,3% e Napoli con -3,5%. Al confronto con il 2013 si osserva un miglioramento del tasso di crescita in 80 province italiane sulle 105 considerate (76,2%); in due province si osserva una stazionarietà mentre nelle restanti 23 si rileva un peggioramento della dinamica imprenditoriale artigiana.

Per quanto riguarda l’Emilia Romagna la minore decrescita è quella di Bologna con 191 imprese in meno rispetto al 2013 ed un tasso del -0,7% (nate 1896, cessate 2.087). Seguono Reggio Emilia con 112 imprese in meno ed un tasso del -1,1% (nate 478, cessate 590), Modena -315 imprese ed un tasso del -1,4% (nate 1.573, cessate 1.888), Piacenza -122 imprese ed un tasso del -1,4% (nate 518, cessate 640), Ferrara -142 ed un tasso del -1,5% (nate 668, cessate 810), Forlì-Cesena -231 e tasso del -1,8% (nate 922, cessate 766). Le tre peggiori performance sono di Ravenna con -211 imprese a -1,9% (nate 922, cessate 711), Rimini con -215 e tasso del -2,1% (nate 747, cessate 962), Parma con -342 a -2,5% (nate 717, cessate 1.059).

“Sono dati che dimostrano come la crisi non sia ancora finita – commenta il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – ma ci danno qualche ragione di ottimismo perché sono in miglioramento rispetto al 2013. Le aziende che resistono sono quelle che ricevono commesse dall’estero, dobbiamo lavorare per far ripartire il mercato interno, servono misure per alleggerire il carico burocratico e di tassazione che appesantiscono l’attività delle imprese”.