“L’Italia non è un paese per donne e lo è ancora meno per le agricoltrici” – ha detto oggi Paola Pedroni, vice presidente Confagricoltura Donna Emilia Romagna nel suo intervento agli “Stati Generali delle Donne”: un laboratorio di idee e proposte, preludio alla “Conferenza Mondiale delle donne – Pechino vent’anni dopo” in programma a settembre all’Expo’.

“La donna guida quasi 14mila aziende agricole in Emilia Romagna e 230mila su territorio nazionale per un giro d’affari pari a 60 miliardi di euro all’anno, eppure – asserisce Pedroni – pare un’entità spesso dimenticata dalle Istituzioni. Un esempio su tutti, il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese femminili della Sezione Speciale ‘Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità’ (decreto 27/12/2013 del MiSE pubblicato sulla G.U. del 13 gennaio 2014 n.9) che favorisce l’accesso al credito e dà alle imprenditrici l’opportunità di presentarsi alle banche o ai confidi con la prenotazione della garanzia dello Stato”.

“Peccato però – prosegue la vice presidente di Confagricoltura Donna Emilia Romagna – che le imprese agricole non possano accedere a questo Fondo di Garanzia e a tutt’oggi neanche l’Ismea ((Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che è l’organo preposto, abbia attivato misure dedicate all’imprenditoria femminile”

“Chiediamo pertanto al Ministro Martina e all’Ismea – incalza la Pedroni – di mettere in campo le azioni necessarie allo sviluppo dell’imprenditoria agricola femminile e di istituire presto un Fondo di Garanzia per agricoltrici sull’esempio di quanto fatto per tutte le altre imprenditrici dalla Sezione Speciale Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità”.

“Ci sono peculiarità proprie del mondo agricolo, diverse da quelle di altri settori” – precisa l’imprenditrice di Confagricoltura Donna. “Le aziende e le famiglie che vivono lontane dai centri abitati richiedono politiche di sostegno mirate: formazione professionale, aiuti all’avviamento delle imprese, infrastrutture a banda larga e, per l’appunto, accesso al credito”.

“In un momento così critico per l’economia del nostro paese, l’imprenditoria agricola femminile – e conclude – sta cambiando e rinnovando con successo l’offerta dei servizi legati all’agricoltura, dall’accoglienza alla ristorazione, dalla divulgazione di una corretta alimentazione allo sviluppo di attività extra agricole in aree fragili e marginali, nell’ottica di innescare un circuito virtuoso atto alla creazione di nuovi spazi e sbocchi occupazionali. Si tratta, il più delle volte, però, di imprese di dimensioni ridotte che non si sostengono qualora subentrino altri impegni familiari (es. cura di anziani e bambini) ma che sono funzionali e vitali per la sopravvivenza di un territorio che corre il rischio di essere abbandonato”.