Il Comune di Castelfranco Emilia ha introdotto l’imposizione dell’IMU sui terreni destinati ad attività estrattiva.

Il processo che ha condotto alla imposizione della tassazione IMU sulle cave è avvenuto su nostra sollecitazione a partire da una mozione che abbiamo presentato il 16 febbraio 2012 e discussa nel consiglio comunale dell’ 11 aprile 2012.

L’esenzione dell’IMU che fino ad ora è stata concessa ai cavatori è una ingiustizia ed una indecenza, un terreno agricolo paga l’IMU, fino a poco tempo fa quando questo terreno veniva adibito a cava e produceva un reddito ben superiore a quello agricolo ne veniva esentato.

Ci fa piacere che Castelfranco abbia adottato questo provvedimento ma le modalità sono inaccettabili.

È stato deciso di procedere ad un accatastamento da parte dell’Agenzia del Territorio come fabbricati produttivi di categoria “D/1”;

Questa modalità produce delle imposizioni IMU risibili, i privilegi a carico dei cavatori rimangono nella sostanza inalterati.

Il Comune di Savignano sul Panaro viceversa ha introdotto una procedura che porta ad imposizioni ben più alte, producendo una molto maggiore equità fiscale, ha usato il metodo della  equiparazione a “terreni edificabili ai fini fiscali”;
Tutto questo conduce a:

–        maggiore entrata nelle casse comunali per effetto del calcolo della base imponibile, risultante dal prodotto dei metri quadri delle aree di cava e il valore venale stabilito in considerazione della capacità reddituale dell’area come conseguenza delle previsioni estrattive contenute negli strumenti di pianificazione e non in base alla rendita presunta determinata con il medesimo procedimento che utilizza l’Agenzia delle Entrate (Ufficio provinciale di Modena – Territorio) quando accatasta in categoria D/1 le aree destinate ad attività estrattiva, come prevede il metodo di Castelfranco Emilia, che non rappresenta l’effettivo valore venale delle aree e che palesa un trattamento tributario minore rispetto ad artigiani ed agricoltori;

–        introito di spettanza interamente comunale, secondo la ripartizione del gettito IMU tra Comune e Stato stabilita dal comma 380 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012 n. 228, che aveva soppresso, già a partire dal 2013, la quota di riserva statale prevista dall’art. 13, comma 11 del d.l. n. 201/2011, riservando all’Erario il gettito del tributo corrispondente all’aliquota dello 0,76% solo sui fabbricati produttivi di categoria “D” e al Comune tutta la restante parte del gettito d’imposta;

–        consente al Comune di gestire e concludere la procedura di assoggettabilità con maggiore efficienza, in quanto prevede la predisposizione di atti interni all’Amministrazione comunale e non richiede il coinvolgimento della proprietà poiché non è necessario procedere ad aggiornamenti catastali, evitando il coinvolgimento dell’Agenzia del Territorio;

–        la tassazione verrebbe estesa, così come per i terreni edificabili e non ancora costruiti, a tutti i terreni di cava, siano essi in attività o meno, comprese le cave esaurite, con l’ulteriore vantaggio di accelerarne i tempi di ripristino;

 

Noi chiediamo che Castelfranco adotti lo stesso metodo applicato a Savignano, ne traggono vantaggio le casse comunali e si elimina una inaccettabile privilegio per i cavatori.

Abbiamo presentato perciò una apposita proposta di ordine del giorno collegata al prossimo bilancio di previsione 2015, anche sulla scorta di analoga iniziativa già messa in campo dalle Liste Civiche di Spilamberto e San Cesario,  che vuole sollecitare Sindaco e Giunta ad introdurre la tassazione IMU secondo il “metodo Savignano” e dunque con un parametro più aderente al valore venale ed effettivo dell’area.

 

(Silvia Santunione e Claudio Carini, consiglieri comunali della Lista Civica FRAZIONI e CASTELFRANCO)