“La scelta di tagliare ostetricia a Castelnovo Monti, baluardo della sanità in montagna e dello sviluppo del territorio, è profondamente sbagliata. Diciamo un fermo no a questa decisione e chiediamo che sia ridiscussa”. E’ categorico Gabriele Arlotti, presidente Lapam Confartigianato Castelnovo Monti nel condannare la proposta di ennesima razionalizzazione del sistema sanitario.

“Le promesse di conferma dei reparti nei presidi ospedalieri anche in tempi recenti, sono ancora facilmente reperibili in rete. Eppure – sottolinea Arlotti – lasciano posto a una evidente razionalizzazione che, singolarmente, punta a investire negli ospedali di città e lascia sguarnita la sanità nei luoghi più fragili, come dimostra questa scelta che riguarda Castelnovo Monti. Quello che ci pare ancora più grave è che apprendiamo del taglio del reparto di ostetricia a mezzo stampa. Un metodo non rispettoso per chi ha scelto l’Appennino come luogo di vita. Chiediamo: dove se ne è discusso? Crediamo, infatti, che la tenuta di un territorio, assieme allo sviluppo della realtà imprenditoriale, passi attraverso la sanità (e il servizio di pronto soccorso, in tal senso, va di pari passo a medicina e ostetricia), la scuola e la sicurezza. Se si smantella la sanità partendo da una risorsa essenziale, l’offerta di un reparto in Appennino dove far nascere i propri figli, significa rinunciare alla possibilità di sviluppo di un territorio, perché nessuna madre vorrà mai abitare in un luogo dove occorrono sessanta o novanta minuti per raggiungere l’ospedale più vicino. E i motivi di standard di sicurezza (200 parti/anno Castelnovo contro i 500 richiesti) sono risibili, dato che da anni il personale castelnovese ruota con Reggio e fa corsi di formazione proprio per garantire i medesimi livelli”.

Arlotti prosegue: “Questo provvedimento si inserisce in una ideale ‘mappa del rischio del vivere in Appennino’. Pensiamo al fatto che è stata impiantata una discarica che ha avuto valenza regionale, all’eterna promessa dello sviluppo banda larga, alle strade (come la 513) interrotte per mesi, a lotti (come alla Croce, sulla ss63) non ultimati, all’Imu da riscuotere per capannoni ed edifici sempre più abbandonati e ai furti cui si resta impotenti a causa della carenza di personale e risorse a disposizione delle forze dell’ordine. Come Lapam Confartigianato – conclude Arlotti – siamo consapevoli del ruolo basilare del presidio ospedaliero in Appennino: chiediamo alle istituzione preposte di ripensare questa decisione e di coinvolgere nelle scelte strategiche chi in Appennino vive e lavora”.