nutriePotrebbe essere il paradigma delle norme italiche, il caso che riguarda le nutrie ed il loro controllo, con una modifica legislativa che voleva facilitarlo, con il risultato invece di complicare le cose, dato che nessuno sembra sapere più chi e come autorizza le operazioni per controllarne il numero.

Il tema è stato a più riprese discusso di recente dalla Cia reggiana, in particolare nelle zone dove la cosa è più sentita, come Guastalla e la Bassa dove la presenza di questo roditore di origine sudamericana, è ormai estremamente diffusa nel nostro territorio agricolo.

Una soluzione all’attuale impasse – secondo la Cia – va trovata rapidamente; infatti, dopo che dall’agosto scorso si sono interrotte sia la caccia che la cattura, e dopo che l’inverno – unico nemico ‘naturale’ del roditore nelle nostre zone – non è stato sufficientemente rigido né le basse temperature si sono protratte a sufficienza per incidere sulla popolazione delle nutrie – questa ha ricominciato a riprodursi e sta colonizzando zone sempre più ampie. Secondo la Cia reggiana vi è quindi l’esigenza di riprendere tali attività, provvedendo anche alla copertura dei costi relativi alle persone autorizzate ed incaricate di tale compito.

A quanto segnalano gli agricoltori associati alla Cia, dalle zone (corsi d’acqua e canali soprattutto) dove si trova sempre acqua, le nutrie si sono ormai diramate a zone umide, dove l’acqua non sempre si trova, mentre le loro tane mettono a rischio argini di grandi e piccoli corsi d’acqua, ma anche tratti stradali, proprio perché queste tane si aprono a pelo d’acqua, scendono subito dopo a formare un sifone e risalgono vicino alla superficie del terreno, con questo rendendo rischioso il passaggio di mezzi pesanti.

Proprio queste ragioni di sicurezza, idraulica e non, oltre ai rischi sanitari che rappresentano questi animali, oltre al danno che arrecano alle colture erbacee ed alle erbe spontanee, ed  anche ai nidi di volatili, stanno esasperando gli agricoltori, che ora non hanno più neppure il rimborso dei danni. Una soluzione va quindi trovata ripristinando la caccia di contenimento, ad evitare anche che gli agricoltori cerchino di arrangiarsi per difendere le proprie colture, ed evitare quindi ulteriori rischi per la sicurezza di persone ed animali.