autotrasporti“Il distacco di lavoratori da aziende o agenzie di paesi comunitari (abitualmente dell’Est Europa) si configura a volte come una vera e propria frode, come un ‘distacco farlocco’. La Francia ha firmato un decreto che combatte questo fenomeno, quando si configura come illegale. E l’Italia che fa? Il lavoro illegale si ferma al confine?”. E’ duro il commento del modenese Amedeo Genedani, presidente nazionale Lapam Confartigianato Trasporti, nel commentare la situazione degli autotrasportatori circa i distacchi di lavoratori da agenzie di paesi comunitari che non sempre seguono le regole.

“Anche sul nostro territorio, in queste settimane, ci sono state prese di posizione da parte dei sindacati dei lavoratori per sottolineare il rispetto delle regole. Nell’autotrasporto, purtroppo, mancano riferimenti legislativi inattaccabili e ci ritroviamo con agenzie comunitarie che ‘affittano’ lavoratori in Italia, pagando contributi e tasse nei paesi d’origine, configurando una evidente concorrenza sleale. E’ lecito usare società di lavoro interinale comunitarie, ma è evidente che quando queste agenzie vengono a lavorare in Italia devono applicare il contratto in vigore nel nostro Paese. Il distacco, invece, non sempre è effettuato secondo le regole”.

In Francia, appunto, è stato emanato un decreto che disciplina in modo ferreo questa situazione, in applicazione della direttiva comunitaria 2014/67/UE del 15 maggio 2014 che tende a combattere la sleale concorrenza sociale e per l’attuazione della direttiva 96/71/CE relativa al distacco dei lavoratori. “In pratica – sottolinea Genedani -, e senza entrare nella norma che è oggettivamente molto complessa, quello che conta è che la Francia ha difeso gli interessi nazionali compromessi dalla politica della globalizzazione senza regole, aumentando nel contempo il livello di sicurezza. L’Italia invece no”.
Genedani prosegue, commentando i dati dell’autotrasporto: “In Italia il comparto è in ginocchio. Basti pensare che la percorrenza dei veicoli calata, dal 2008 al 2013, del 25%; il trasporto di merce su strada è ridotto del 35%; il consumo di carburante (al netto del gasolio per le autovetture) è calato del 37%; l’occupazione per tutta la filiera ha perso 197.000 posti di lavoro, con la perdita del 12% delle aziende; le entrate per lo Stato sono calate di oltre 10 miliardi, senza contare i posti di lavoro persi. A fronte di questi numeri il Governo cosa pensa di fare? Lapam Confartigianato Trasporti e UNATRAS (che raccoglie le sigle del settore e di cui lo stesso Genedani è presidente) hanno da tempo richiesto udienza su questi temi ma c’è silenzio dal Ministero del Lavoro a quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal Ministero dell’Economia agli Interni. Nulla si muove, ora più che mai è arrivato il momento di agire”.