Dante_MazziIl Consiglio comunale di domani 16 aprile è chiamato ad approvare lo scioglimento di Hsst-Mo, la società veicolo creata nel 2005 all’interno della complessa architettura societaria costruita in occasione della fusione per incorporazione di Meta con Hera.
Praticamente è l’ultimo atto dello sgretolamento del castello di società costruito quasi 10 anni fa, al quale mi sono opposto fin dal primo momento argomentando il mio voto contrario in Consiglio comunale.

Vennero create le SOT, Società Operative Territoriali, il braccio operativo di Hera Spa per garantire l’eccellenza qualitativa e quantitativa dei servizi per tutti i Comuni soci. Le SOT a stretto contatto con il territorio non avrebbero fatto rimpiangere l’allontanamento della testa della società dal corpo del territorio.

Per convincere della validità del progetto si insisteva sui vantaggi delle economie di scala garantiti dalla testa, accompagnati dai vantaggi della presenza della SOT sul territorio. Sappiamo come è andata a finire: dopo 7 anni è andato in crisi il matrimonio con i vertici di Hera e le SOT sono state cancellate nel 2012. Per fronteggiare la crisi economica e ridurre i costi sono stati tirati i remi in barca e sono venute meno le promesse iniziali.

Contestualmente nel 2005 fu creata Hsst-Mo, la società veicolo, il forziere in cui tutti i Comuni modenesi hanno conferito le loro azioni per tenersi stretti gli uni con gli altri e avere voce in capitolo nel CDA e nell’Assemblea societaria di Hera Spa.

Per ottenere l’obiettivo dichiarato sarebbe però bastato un semplice patto di sindacato tra gli azionisti modenesi. Non c’era bisogno di creare una società di capitali, che allungava la catena con lo svantaggio, ad esempio, che i dividendi che ciascun Comune percepisce sono quelli distribuiti a ottobre da Hsst e non quelli distribuiti da Hera a fine maggio. Come detto in diverse circostanze a fine maggio vengono pagati i dividendi all’azionista Hsst-Mo, che poi a ottobre, dopo la chiusura dell’esercizio di Hsst-Mo distribuisce ai Comuni soci i relativi dividendi. Tenuto conto che i costi di esercizio di Hsst-Mo erodono i ricavi, costituiti esclusivamente dai dividendi percepiti da Hera, è evidente che diminuisce l’utile da distribuire. Semplificando, se consideriamo pari a 100 il valore dei dividendi all’azionista Hera, all’azionista Hsst-Mo viene distribuito un importo minore di 100. Non di molto, per carità, ma questa costruzione di ingegneria societaria provoca anche il ritardo con cui i dividendi entrano nelle casse comunali: ottobre anziché fine maggio.

Tecnicamente la delibera in discussione è figlia delle scelte che da consigliere comunale a Modena non ho mai condiviso come dimostrano gli atti depositati. Sono scelte costruite nel periodo in cui abbondavano le società partecipate, quelle che adesso sono poste all’indice a livello nazionale anche da Matteo Renzi, Presidente del Consiglio e segretario nazionale del PD. Ogni volta che si parla di spending review si parla di società partecipate da chiudere. Finalmente Hsst-Mo viene sciolta, ma i fatti dimostrano non non doveva neppure essere costituita.

Dal punto di vista operativo tutti i vantaggi promessi sono rimasti sulla carta: qualità dei servizi e tariffe non sono certamente dalla parte dei cittadini, con l’aggravante che i Comuni soci di Hera sono in continuo conflitto di interessi. Un conflitto che non li tiene svegli di notte visto che sanno già da che parte stare, a prescindere. I soci pubblici non sono mai riusciti a influenzare le scelte di Hera. Anzi, è successo l’esatto contrario: Hera ha imposto ai soci pubblici il suo piano industriale costruito secondo le logiche di mercato e per di più in posizione dominante come monopolista di fatto.

Per fare gli interessi della collettività non ci vuole l’azionista pubblico, che tanto è comunque minoranza e lo sarà ancora di più in futuro quando aumenteranno le dimensioni territoriali con l’ingresso di nuovi soci in Hera. Occorre che i Comuni affidino i servizi di interesse pubblico con gara, fissando regole precise per la salvaguardia della qualità, della salute e dell’economicità.

Al pubblico spetta il compito di dettare le regole per favorire la collettività, affidare i servizi alle aziende in concorrenza sul mercato e controllare il loro operato.

Insomma tutto il contrario di quello fatto in questi 10 anni. Qualcuno dovrebbe cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa ai cittadini.

(Dante Mazzi, Democrazia Civica)