Martedì a Castelnovo, nella sede dell’Unione Montana dell’Appennino reggiano, i Sindaci montani, riuniti come Comitato di Distretto, hanno incontrato il Direttore Generale dell’Ausl, Fausto Nicolini, e la Direttrice del Distretto sanitario Sonia Gualtieri. Tema dell’incontro, richiesto nelle scorse settimane dai Sindaci, sono state ovviamente le prospettive dell’Ospedale Sant’Anna nell’ambito del previsto riordino della rete ospedaliera, a seguito degli indirizzi di programmazione nazionale e regionale.

Durante l’incontro Nicolini ha confermato “il ruolo strategico del Sant’Anna nell’ambito della rete ospedaliera provinciale, per garantire percorsi clinico-assistenziali appropriati e di qualità per la popolazione residente. In un contesto che da tempo ha diminuito le risorse per il sistema sanitario, l’impegno principale delle istituzioni e dell’Azienda è quello di mantenere livelli di efficienza gestionale e di efficacia assistenziale per tutti i servizi e le funzioni attualmente presenti nell’ospedale montano”. Ha aggiunto Nicolini: “L’obiettivo prioritario è quello di riconoscere al Sant’Anna, nell’ambito del riordino della rete ospedaliera regionale, il ruolo di ospedale di zona, essendo situato in un’area geograficamente e demograficamente disagiata, pur con un bacino di utenza inferiore a quello previsto dalla programmazione nazionale. Oggi infatti il Sant’Anna non solo è dotato delle funzioni presenti negli altri ospedali del presidio provinciale, ma avvalendosi di una stretta integrazione con l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio, dispone di funzioni assistenziali ed eroga prestazioni che normalmente non sono presenti in ospedali di questa tipologia”. Tra queste, Nicolini ha ricordato la cardiologia, riabilitazione cardiologica, urologia, neurochirurgia del rachide, rianimazione, laboratorio. Anche i Sindaci hanno sottolineato l’importanza del modello di rete in stretta sinergia tra il Sant’Anna e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova: “E’ sicuramente la migliore soluzione organizzativa per il mantenimento degli attuali servizi – ha affermato il Presidente dell’Unione Enrico Bini – garantendo adeguate competenze professionali, prestazioni di qualità e risultati positivi in termini di efficacia e appropriatezza, nonostante i vincoli e le criticità legate al territorio e al contesto demografico. La stretta integrazione con gli altri ospedali dell’Azienda ha favorito lo sviluppo di attività in rete per discipline quali oculistica, endoscopia digestiva, radiologia”.

Si è parlato ampiamente anche la situazione del punto nascite, al centro di molti interventi nelle scorse settimane, tesi a difendere questo presidio ritenuto fondamentale per l’Appennino da qualsiasi ipotesi di chiusura. Ha spiegato Nicolini: “E’ necessario puntualizzare i diversi aspetti relativi agli indirizzi previsti dalla normativa nazionale e regionale, in particolare per i punti nascita con numero di parti inferiore a 500. La nostra volontà ed il nostro impegno sono per garantire, come avvenuto in passato, i massimi livelli di sicurezza per le pazienti e gli operatori attraverso una organizzazione integrata con l’Azienda Ospedaliera di Reggio, assicurando assetti organizzativi analoghi a quelli degli altri ospedali della rete provinciale: guardia ginecologica e anestesiologica h24, pronta disponibilità pediatrica, STAM (trasporto materno assistito) e STEN (trasporto neonatale assistito). Reggio Emilia è stato il primo territorio provinciale della regione ad attivare lo STEN, funzione fondamentale prevista dalla normativa”.

Sul’andamento dell’incontro, concludono i Sindaci attraverso un intervento congiunto: “L’aspetto importante emerso dall’incontro è che non si parla per il reparto di ostetricia del Sant’Anna di una chiusura in tempi brevi: prima che si arrivi all’applicazione rigorosa dell’Intesa Stato Regioni e del Patto per la Salute 2014 – 2016 che indicano la soglia minima dei 500 parti all’anno ci sono gli spazi per condurre azioni che abbiano ovviamente l’obiettivo di mantenere questo servizio fondamentale non solo per la sicurezza e la salute pubblica, ma anche per la tenuta sociale del territorio aperto ed attivo. Il nostro impegno è ovviamente ai massimi livelli e crediamo che l’intenzione della Direzione generale Ausl sia la medesima, ovvero difendere in ogni modo il punto nascite in montagna”.