Festa del Lavoro molto amara per i 355.000, a livello nazionale, lavoratori stagionali. Ovvero tutte quelle figure professionali del turismo, dell’alimentare, del commercio o del ‘divertimentificio’ assunte a tempo determinato in coincidenza di un maggior fabbisogno lavorativo.

A guastare questo 1° Maggio è l’entrata in vigore del nuovo ammortizzatore sociale, la Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego) che manda in pensione la vecchia indennità di disoccupazione, l’Aspi.

Con l’entrata in vigore della Naspi, i lavoratori stagionali perderanno da un minimo di 29 euro a un massimo di 2.925 euro rispetto all’Aspi.

Chi, infatti, svolgeva un lavoro stagionale di sei mesi aveva diritto all’Aspi per altri sei mesi e, con un salario lordo di 1.300 euro mensili, usufruiva di un sussidio di 5.850 euro.

Con la Naspi, si cambia. La Naspi è sì un ammortizzatore sociale, ma parziale. In quanto, a fronte di sei mesi lavorati, la Naspi ne ‘conteggia’ solo il 50%, ovvero tre mesi. Ciò significa che il lavoratore incasserà 2.925 euro, l’esatta metà della vecchia Aspi. Nel caso in cui il lavoro si sia svolto per otto mesi la penalizzazione sarà più contenuta di e ammonterà a 29 euro. Si salvano i trimestrali, la cui Naspi è uguale alla mini Aspi.

Conteggi diversificati per chi, negli ultimi quattro anni, è assunto per 24 o 48 mesi a  1.300 euro al mese di salario. Se l’età del lavoratore è inferiore a 55 anni, la Naspi in media è superiore all’Aspi. Nel caso in cui abbia più di 55 anni e sia stato assunto per due anni, la Naspi è inferiore all’Aspi di ben 3.160 euro; con quattro anni di assunzione pieni, la Naspi torna ad essere superiore all’Aspi di ben 4.172 euro.

«E’ un pessimo Primo Maggio per i lavoratori stagionali che pagano per l’incapacità del Governo nell’assumere decisione socialmente eque e corrette – commenta il segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani -. Più volte la Uil ha denunciato il rischio iniquità nella riforma degli ammortizzatori sociali. Riforma che, sia chiaro, era ormai improcrastinabile, ma non certo a queste condizioni. La Uil auspica che, onde evitare le macerie che la legge Fornero ha lasciato dietro di sé, il Governo raddrizzi le storture che le sue riforme stanno causando ai lavoratori».