poliziaNel  maggio 2013  personale  dell’Ufficio  Immigrazione di Treviso  rilevò  delle anomalie  in  una istanza di rilascio di un permesso di soggiorno di lungo periodo ad un cittadino cinese. I primi accertamenti eseguiti da quell’Ufficio consentirono di scoprire che le anomalie riguardavano numerose pratiche analoghe, sempre a favore di cinesi e tutte riconducibili ad un poliziotto che lavorava presso lo Sportello Immigrazione.

Nella maggior parte dei casi si appurò che il pubblico ufficiale aveva utilizzato un banale espediente informatico, attraverso il quale faceva figurare come esistenti requisiti in realtà inesistenti, necessari per il rilascio della carta di soggiorno a tempo indeterminato. L’analisi dei documenti prodotti dagli stranieri coinvolti nella vicenda svelò che buona parte di essi era falsa o del tutto inidonea ad ottenere i titoli di soggiorno rilasciati.

Le attestazioni di residenza, i profili occupazionali, reddituali e contributivi, i titoli di studio  non avevano alcuna corrispondenza con  la realtà, ma risultarono creati, inventati, escogitati  al  solo scopo di fornire i presupposti per ottenere una carta di soggiorno.

Proprio questi aspetti portarono a supporre che nella vicenda potessero essere coinvolte altre persone, con ruoli e compiti diversi, organizzati in una vera e propria associazione, il cui fine era quello di ricavare profitti dalla “vendita” di titoli di soggiorno e, in particolare di carte di soggiorno. L’indagine successiva, condotta dal personale dell’aliquota della Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria presso questa Procura della Repubblica, con il valido supporto di personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Treviso, si è sviluppata attraverso l’acquisizione di tabulati telefonici e la relativa complessa analisi, intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti (anche con uso di rilevazioni GPS) e appostamenti, analisi di documentazione cartacea e di comunicazioni registrate presso  le  banche  dati  dell’INPS,  del  Ministero  del  Lavoro, dell’Agenzia delle Entrate, delle anagrafi comunali ecc., consentendo di individuare quelli che si ritengono gli altri componenti dell’associazione criminale: due cinesi da tempo dimoranti nella provincia di Treviso e un sedicente commercialista di Reggio Emilia.

I due cinesi si proponevano come intermediari tra l’Ufficio Immigrazione e numerosi connazionali, residenti anche in altre province, garantendo in cambio di 2.000/3.000 euro o più l’ottenimento di una carta di soggiorno, oppure, per cifre minori, il rinnovo di un permesso temporaneo.

Il loro contatto all’interno dell’Ufficio Stranieri era proprio il poliziotto coinvolto nella manomissione delle procedure, mentre il compito di produrre la documentazione cartacea e le comunicazioni informatiche relative all’esistenza dei rapporti di lavoro necessarie al rilascio dei permessi era il complice di Reggio Emilia, che, su indicazioni dei due cinesi, apriva profili occupazionali e contributivi privi di qualsiasi corrispondenza con la realtà.

Il sodalizio ha potuto così ottenere illecitamente qualche centinaio di carte di soggiorno a favore di cittadini  cinesi  e, probabilmente, un numero ancora più considerevole di rinnovi di permessi temporanei.

Stamane, a completamento della laboriosa attività di polizia giudiziaria, i quattro appartenenti al sodalizio sono  stati posti in arresto, in  esecuzione di  ordinanza cautelare in carcere emessa dal GIP dr. Alberto Scaramuzza,  GIP distrettuale competente  per tutti  i reati  contestati,  in  virtù  della  contestata associazione  per delinquere, su richiesta formulata dal Pubblico Ministero in sede dott.Giovanni Zorzi, Sostituto Procuratore Distrettuale, in ragione della riconosciuta permanenza attuale del vincolo associativo che rende concreto ed intenso il pericolo di reiterazione dei reati per tutti e quattro gli associati.

Si tratta di: C.R. detto Luca, nato a Zbejiang (RPC) 38 anni fa e residente ad Altivole (TV); D.L., detto Giovanni o Joe, nato in Repubblica Popolare Cinese, 38 anni, residente pure lui ad Altivole (TV); T.I., 52enne nato e residente a Treviso e A.C., 40enne nato e residente a Reggio Emilia.

In particolare: il sodalizio di tipo associativo era finalizzato a favorire la permanenza illegale in Italia di soggetti, tutti di etnia cinese, in precedenza trattati da altre Questure, e poi invece migrati a Treviso e trattati esclusivamente dall’Assistente Capo T.I., attraverso la mediazione di altri cinesi, tra cui C.R., e attraverso la creazione di documenti falsi mediante l ‘utilizzo dello studio professionale gestito di fatto dal reggiano. Esso è stato caratterizzato dall’indeterminatezza del programma criminoso essendo evidente che l’intento manifestato è stato quello di riprodurre senza alcun limite e all’infinito le condizioni per conseguire lo scopo dell’associazione, sia attraverso permessi di lungo periodo, sia di breve periodo, sia di soggetti già in Italia, sia di soggetti all’estero, con un’attività incessante e continua che non si è fermata mai, nemmeno recentemente, ponendo in essere, fra le molte altre ipotesi delittuose, la condotta tipica punita al comma 8-bis dell’art.5 D.L.vo 286/98, mediante o la contraffazione o alterazione del permesso/contratto/carta di soggiorno, o l’alterazione o falsificazione dei documenti utili al rilascio del visto/ permesso/contratto/carta di soggiorno, o l’utilizzazione dei documenti contraffatti o alterati.

C.R. è risultato il vero capo dell’associazione criminosa, che si è presentato sempre come il tramite irrinunciabile e capofila dell’intera attività criminosa di immigrazione illegale.

D.L. ha avuto il ruolo di partecipe del sodalizio criminoso, rivestendo una posizione di collaboratore di fiducia e sostituto in molti casi del C.R., nonché suo braccio operativo. D.L., proprio perché si occupava della parte esecutiva delle pratiche, ha avuto un’intensa serie di contatti e rapporti con A.C. di Reggio Emilia.

T.I., quale partecipe, nella sua qualifica di Assistente della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Treviso, è ritenuto l’autore delle procedure irregolari volte al rilascio di permessi di soggiorno di lungo periodo abusivi da parte della Questura di Treviso medesima, in relazione a numerosi cittadini di nazionalità cinese (il numero completo delle pratiche del genere trattate da costui ammonta a circa 669, di cui 258 di carte di soggiorno o permessi di lungo periodo).  A lui, grazie alla sua posizione all’interno alla Questura di Treviso, si sono sempre rivolti il due cinesi per ottenere i permessi richiesti loro dai vari connazionali, inviandogli la documentazione predisposta da A.C.. L’Assistente della Polizia, che ha continuato, anche dopo il trasferimento di ufficio della Questura di Treviso, a considerarsi (e gli altri hanno continuato a considerarlo) parte integrante del gruppo, essendo lo stesso intervenuto a più riprese sia per avvisare dei controlli amministrativi posti in essere nei confronti di laboratori gestiti da cinesi, sia per promuovere il trasferimento di pratiche su altri uffici, sia per tranquillizzare gli interessati alle pratiche (sempre di nazionalità cinese), è accusato di reati contro la PA, quali corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.

Infine A.C., quale partecipe in quanto fornitore, nella sua qualità di amministratore di fatto di una S.R.L corrente in Reggio Emilia, del supporto tecnico di capacità professionale alla predisposizione dei documenti, da ritenersi fittizi se non realmente falsificati, allegati alle istanze dei permessi sopraindicati, è ritenuto pienamente coinvolto nell’organizzazione criminosa ed asservito agli interessi del sodalizio, di cui il predetto ha costituito fondamentale articolazione organizzativa, prendendo ordini da soggetti D.L. e C.R..