export_salita‘Sold out’ al seminario Lapam Confartigianato su meccanica ed export, un seminario che ha visto la presenza di un centinaio di imprenditori, delle storie di successo (di Stefani della System, del consorzio Comac e di Annovi) e di numeri incoraggianti, nonostante la crisi. Il professor Gianluca Marchi, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e l’ufficio studi Lapam, hanno presentato numeri sicuramente interessanti.

Ordini in crescita. A Reggio Emilia nel quarto trimestre 2014 la meccanica è l’unico settore a far segnare il più sia nella produzione (2,3%) che negli ordini (1,7% con un +6,6& sull’estero) che, infine, nel fatturato (1,7%, con più 5,1% sull’estero). Tutto questo a fronte della tenuta dell’agroalimentare e della ceramica, solo grazie all’export, e al calo degli altri settori.

 

Calano le imprese. A calare, però, sono le imprese del comparto meccanico: tra il dicembre 2008 e il dicembre 2014 (negli anni della crisi, dunque) le imprese sono passate da 3319 a 2941, con un brusco -378 e -11,4% in termini percentuali. Il settore meccanico resta però importantissimo nella provincia di Reggio Emilia, con il 5,9% delle imprese attive (2941 appunto su 49.887) con una percentuale del 45,8% sul manifatturiero (che conta, in totale, 6,422 aziende). Nella meccanica il 76,3% hanno fino a 9 dipendenti, il 20% tra 10 e 49, il 3% tra 50 e 250 e lo 0,7% oltre i 250 dipendenti. Dati che, significativamente, sono praticamente uguali a quelli della provincia di Modena, l’altro territorio che nella meccanica fa la parte del leone.

 

Comune per comune. Guardando i comuni, sono 7 in provincia di Reggio Emilia a superare le 100 imprese meccaniche: il capoluogo (739) è di gran lunga il Comune con più alta densità di questo genere di aziende, seguono Correggio (131), Scandiano (124), Novellara (123), Casalgrande (120), Cavriago (107) e Bibbiano (103).

 

I mercati di sbocco. L’Europa della Ue a 27 è il primo mercato di sbocco dell’export, sfiora il 60%, seguono l’Asia (in particolare Giappone, India e Cina) che sale e supera il 15%, staccate America (soprattutto Usa e Canada) intorno al 10%, Europa extra Ue e Africa.

 

I commenti. “Abbiamo avuto modo di confrontarci con casi di successo, in particolare con Stefani della System che ha dato suggerimenti preziosi agli imprenditori presenti – sottolinea Erio Luigi Munari, Presidente generale Lapam Confartigianato -. La meccanica resta trainante per la nostra economia e occorre sostenerla, dando impulso alle medie imprese perché prendano coraggio e guardino all’estero. I dati sull’export dimostrano che una delle chiavi della ripresa è proprio questa. E’ necessario aggiungere che a Reggio Emilia vi sono tutti gli ingredienti per la tenuta e la crescita di questo settore: le imprese, la competitività, la propensione all’export, il capitale umano e un territorio in cui tutti questi ingredienti possono svilupparsi”.

“Il mercato ‘domestico’, quello Europeo, è di gran lunga preponderante, a dimostrazione che c’è ancora molto spazio fuori dalla ‘vecchia Europa’ – aggiunge Daniele Zanasi, presidente Meccanica Lapam -. Per questo come associazione di categoria siamo fortemente impegnati a dare supporto alle imprese del settore nella loro ricerca dei mercati giusti. Gli stessi casi che abbiamo portato a esempio nel nostro seminario dimostrano che è possibile crescere e che, per farlo, non è necessario aumentare la dimensione d’impresa. Anche le Pmi hanno potenzialità ancora da esprimere appieno”.

La conclusione per Franco Stefani di System: “Tre sono i fattori determinanti per il successo del comparto: la cura costante dell’eccellenza dei prodotti meccanici di questi territori; la credibilità aziendale, costruita nel tempo, anche attraverso l’affidabilità dell’assistenza e del post vendita; il monitoraggio sistematico dei mercati esteri e delle variabili, non solo economiche, che vi agiscono; l’invito agli imprenditori della subfornitura meccanica a proporsi come partner attivi nella soluzione dei problemi delle aziende committenti, per un miglioramento continuo non solo del singolo prodotto ma anche dell’intera filiera produttiva”.