UnimoreIn Unimore in arrivo 47 nuovi docenti e ricercatori. Per la precisione si tratta di 20 nuove assunzioni e 27 avanzamenti di carriera. Dopo anni di quasi ‘blocco’ del personale, l’introduzione di nuovi parametri meritocratici nella valutazione degli Atenei italiani ha portato in dote all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia un notevole pacchetto di quote finalizzate alla valorizzazione del proprio personale, determinate attraverso i cosiddetti “punti organico”. E per la prima volta questi ultimi saranno distribuiti ai Dipartimenti attraverso criteri meritocratici trasparenti.

 

Il premio dei punti organico

I punti organico a disposizione dell’Ateneo per assunzioni e avanzamenti di carriera quest’anno sono complessivamente 18,9. Derivano in buona parte dal risultato straordinario che l’Ateneo ha conseguito nel 2014, che ha portato in dote all’Unimore 14,2 punti, un valore secondo in Emilia Romagna solo a Bologna. Oltre a questi l’Ateneo potrà avvalersi di altri 1,5 punti conseguiti nel 2013, e non utilizzati per la loro esiguità, e di 3,2 punti recuperati dal Piano straordinario associati del 2012, ‘risparmiati’ poiché ad aggiudicarsi la selezione sono stati in molti casi ‘interni’ o in conseguenza di trasferimenti di docenti ad altri Atenei. Parte di questi 18,9 punti complessivi, ovvero 1,7, saranno riservati al personale tecnico e amministrativo. Il totale quindi su cui può contare l’Ateneo per le nuove assunzioni e le promozioni di docenti e ricercatori è di 17,2 punti organico.

 

Due novità varate dal Consiglio di Amministrazione: punti organico distribuiti tra i Dipartimenti con criteri di rigore ed equità

La vera grande novità, introdotta per consentire una effettiva condivisione, è che l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è tra i primi atenei in Italia ad aver deciso di affidarsi a criteri oggettivi e trasparenti, che garantiscano equità e rigore nella distribuzione dei punti organico. E qui sta la seconda grande ‘rivoluzione’ voluta dal Rettore prof. Angelo O. Andrisano, che l’aveva promessa in campagna elettorale, ovvero che si realizzerà una sorta di decentramento di poteri in quanto i punti organico verranno ripartiti e gestiti in autonomia dai Dipartimenti. Guardando, infatti, i risultati ottenuti dai Dipartimenti si è impostato un algoritmo semplice ed estremamente robusto, capace di valorizzare in modo trasparente ricerca, didattica e capacità di attrarre risorse dall’esterno, nonché di compensare eventuali situazioni di squilibrio storico.

Su questa base il Consiglio di Amministrazione ha deliberato che l’85% dei punti vengano suddivisi tra i Dipartimenti, mentre il 15% rimarrebbe nelle disponibilità del Rettore così da essere impiegato per intervenire in quei settori o ambiti di ricerca e didattica strategici per l’Ateneo (percentuale ulteriormente autoridotta dal Rettore stesso).

 

Quattro ‘punti cardinali’ per premiare il merito

I criteri che sono stati utilizzati per determinare il budget di punti organico assegnati in capo ad ogni Dipartimento, sono stati decisi in coerenza con i criteri nazionali di valutazione, con cui il MIUR ripartisce le risorse tra le Università italiane, cui si aggiunge appunto la volontà tutta locale di correggere situazioni di squilibrio interne. A livello pratico, dunque, Unimore si è data quattro criteri, che orientano le sue scelte come ‘punti cardinali’.

Il 40% è stato attribuito per la ricerca, utilizzando come indicatori oggettivi i risultati dell’abilitazione scientifica nazionale 2012 e 2013, ovvero calcolando la percentuale di ricercatori abilitati ad “associati” o ad “ordinari” in ogni Dipartimento sul totale dei ricercatori presenti, e la Valutazione nazionale ANVUR sulla qualità della ricerca 2004-2010 (l’ultima realizzata), una rilevazione discussa – anche perché risente delle dimensioni dei Dipartimenti – ma oggettiva e non autoreferenziale.

Il 30% è stato attribuito per la Didattica, assegnando un peso del 25% alla docenza, ovvero alle ore di didattica frontale complessive che a livello di Dipartimento ogni docente realizza nell’anno 2014/2015 rispetto a quelle che dovrebbe realizzare: 60 ore il ricercatore, 120 l’associato e/o l’ordinario. Mentre il rimanente 5% è stato calcolato considerando il numero di studenti per docente (il ‘peso’ di questa voce è stato tenuto basso anche per non penalizzare chi, avendo il numero chiuso, non può comunque superare un certo risultato).

Un ulteriore 20%, poi, è stato attribuito per incoraggiare e valorizzare la capacità di attrarre risorse dall’esterno (Unione Europea, MIUR, bandi regionali, “terza missione” ovvero prestazioni di servizi verso committenti esterni istituzionali e/o privati). Anche in questo caso si è proceduto con una valutazione procapite, quindi adimensionale, ma aumentando del 25% il valore delle risorse provenienti dall’Europa o dal resto del mondo per premiare la vocazione delle strutture accademiche verso l’internazionalizzazione.

Il restante 10% è stato utilizzato per garantire una contrazione uniforme tra i dipartimenti e assicurare in qualche modo un riequilibrio rispetto alle dinamiche del recente passato, poiché solo il 20%, infatti, dei punti organico persi è stato reintegrato in media in ateneo.

 

Introdotte due opportune correzioni

La combinazione dei criteri adottati ha consentito di giungere ad assegnare un ‘portafoglio’ punti ad ogni Dipartimento, introducendo però due opportune correzioni.

Le due correzioni sono state utilizzate nel “pesare” i criteri sulla sostenibilità didattica e sul riequilibrio, per i quali è stata adottata al 40% la logica premiale proporzionale e al 60% una logica premiale pura, in base alla quale – calcolati i valori medi di ateneo – si ripartiscono i punti organico solo alle realtà che si posizionano sopra la media. In questo modo si è voluto valorizzare chi sopporta un carico didattico superiore alla media di Ateneo, pari a 1,1, ovvero un valore che attesta l’impegno e lo sforzo che i docenti Unimore stanno producendo per garantire elevati standard nella didattica; si è voluto, inoltre, garantire che la drammatica riduzione del personale docente gravasse in modo uniforme sui dipartimenti.

Nell’operare la ripartizione occorreva, poi, tener conto di alcuni vincoli introdotti dalla normativa nazionale. Nel triennio, ad esempio, ogni dieci nuovi ordinari devono esserci almeno otto ricercatori a tempo determinato di tipo B, che al termine di percorso di “tenure track” di almeno tre anni potranno, se in possesso dell’abilitazione nazionale, essere chiamati direttamente come professori associati. Il rapporto tra ordinari, da una parte, e ordinari e associati, dall’altra, deve tendere verso il valore di 0,3. Avendo assunto due anni fa 19 ordinari, questo fa sì che Unimore (rapporto 0,43) abbia dovuto dare priorità all’avanzamento dei ricercatori, tra l’altro congelati all’interno di un ruolo ormai ad esaurimento.

 

I risultati

Applicando i criteri adottati gran parte delle esigenze dei Dipartimenti sono state pressoché interamente soddisfatte. A ciò ha concorso la decisone del Rettore di ridurre la propria quota di punti organico a disposizione dal 15 al 10%.

Nel 2015 verranno così assunti 2 ordinari esterni per Medicina; 27 ricercatori Unimore avanzeranno al ruolo di associati e saranno assunti 1 associato esterno e 17 ricercatori.

“Con questo algoritmo, applicato in maniera scientifica – afferma il Rettore prof. Angelo O. Andrisano – ci siamo voluti dare regole premiali capaci di rendere obiettivi i parametri della valutazione, del peso e del ruolo delle varie strutture accademiche, sottraendo i riconoscimenti a logiche discrezionali o addirittura autoreferenziali. Siamo tra i primi Atenei italiani ad adottare una simile metodologia, che estende e perfeziona i criteri impiegati dal MIUR nella valutazione, e con questa decisione, condivisa dal Consiglio di Amministrazione, ho tenuto fede ad una promessa contenuta nel mio programma elettorale. Il CdA al riguardo ha fatto un lavoro eccellente ed ha indicato un percorso che alimenterà una sana competizione tra i vari Dipartimenti, ma da cui ne trarrà certamente beneficio Unimore”.

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