«Il protocollo di intesa sugli appalti di Lavori, Forniture e Servizi è un esempio di quel riformismo costruttivo di cui la Uil è sempre stata sostenitrice. La firma della Uil attesta come quel documento non solo raddrizzi le troppe storture del Jobs Act, ma, al contempo, compia un passo avanti.

Molteplici i punti innovativi: la sottoscrizione di tutti i rappresentanti del mondo economico e sociale territoriale (ricordo che nei precedenti accordi del 1994 e del 2005 non erano state coinvolte le associazioni datoriali); l’aver previsto una clausola sociale  di salvaguardia per il mantenimento dei livelli occupazionali, dei diritti acquisiti dai lavoratori e delle loro condizioni retributive di provenienza; l’applicazione del contratto nazionale sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative; il divieto di obbligo, per i lavoratori  ad associarsi (come condizione utile all’assunzione) qualora l’impresa aggiudicataria fosse una cooperativa (alla luce di quanto avvenuto nel caso della Coopertone –Ncv). Infine la responsabilità in solido della stazione appaltante nei casi di subappalto».