ondata_calore_4Il mese di luglio 2015, dai dati preliminari registrati dall’Osservatorio Geofisico di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, si appresta ad entrare negli annali meteo delle “estati roventi”. La prima decade di luglio ha chiuso con una temperatura media di 29.1°C che ne fa nettamente la più calda per questo periodo dell’anno. Ciò a causa non tanto della punta massima, toccati due volte i 36.4°C di temperatura massima in Osservatorio, che non è record né assoluto né per il periodo, ma per la durata e persistenza del caldo.

Mai un caso così intenso e prolungato si era presentato così in anticipo, tanto che la prima decade di luglio è superata solo da periodi omologhi (con decade, si ricorda, si raggruppano periodi di 10 giorni di inizio, metà e fine mese) e risulta comunque la 5° più calda in assoluto, battuta nell’ordine, dalla decade di agosto 2003 (30.0°C), la III decade di luglio 1983 (30.0°c, quando si toccò il record storico di 38.5°C), la II decade di agosto 2003 (29.9°C) e la III decade di luglio 2013 (29.2°C, con un picco di 38.2°C in osservatorio e 40.4°c al Campus universitario DIEF).

“Eccezionale? no, già in meteorologia – afferma Luca Lombroso di Unimore –  è improprio parlare di eccezionalità, termine ormai da abolire in quanto coi cambiamenti climatici aumentano gli eventi estremi e ciò che valeva in passato non vale più oggi e ancor meno varrà in futuro. Questa che viviamo dunque è una sgradita <nuova normalità> conseguente i cambiamenti climatici, che non esclude, come abbiamo visto, opposti estremi freschi e perturbati come lo scorso anno, ma che vede prevalere nettamente gli episodi <estremi caldi>. E col caldo siamo qua, di nuovo, a fare i conti, infatti l’ondata di caldo è in atto da fine giugno, solo attenuata i giorni scorsi, ma ora verso una nuova fase acuta di durata indeterminabile”.

Già oggi i termometri segnano valori da febbre nelle più calde aree delle città con temperatura massima di 37.5°C al Campus DIEF, 36.0°C presso l’Osservatorio Geofisico e 37.4°C a Reggio Emilia. L’ umidità è attestata al 40%, non eccessiva, ma sufficiente a rientrare in una fase “in cui tutti provano un forte disagio, – prosegue Lombroso –  ma non occorrono gli indici per ricordarcelo, ce ne accorgiamo tutti. Nel tardo pomeriggio poi a causa del gran caldo si sono formati alcuni <temporali di calore>, ma non illudiamoci che portino refrigerio e comunque  si dissolveranno in serata”.

Notti decisamente “tropicali”, ovvero temperature minime oltre i 20°C, non solo in città (25.3°C in Osservatorio a Modena) e nelle stazioni extraurbane del Campus DIEF a Modena (22.7°C) e Reggio Emilia (21.7°C), ma in tutta la media e bassa pianura, anche nelle aperte campagne e in buona parte dell’Appennino, escluse le conche più fresche come a Pavullo, fino a circa 800 metri di quota. Questo è solo l’inizio, l’ondata di caldo sarà appunto lunga, rari, in genere limitati a episodi locali in montagna, i temporali di calore che non porteranno reale beneficio né termico né alla siccità ormai in corso.

“Al momento, se consola, – conclude Luca Lombroso – non dovremmo battere record storici ed appare difficile toccare i fatidici 40°C, ma l’ondata sarà lunga e il mese intero appare appunto avviato ad entrare nella storia delle estati roventi. Ere glaciali? Se ne parla molto, ma a sproposito. Secondo i più raffinati modelli climatici l’effetto di un eventuale minimo solare sarà marginale sul riscaldamento futuro, non contiamo  sul sole, siamo noi che dobbiamo agire per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici”.