La lettera aperta che Umberto Franciosi, segretario generale della Flai Cgil Emilia Romagna, ha indirizzato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, con la richiesta di intervento riguardo ai fenomeni di concorrenza sleale, attraverso l’utilizzo di false cooperative impiegate in discutibili appalti, nel distretto alimentare emiliano romagnolo e italiano.

 

Alla cortese Attenzione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

Giuliano Poletti

 

Alla cortese attenzione del Ministro dello Sviluppo Economico

Dott.ssa Federica Guidi

 

 

Lettera aperta: Rischi per il distretto alimentare emiliano romagnolo e italiano

 

Gentilissimi Ministri,

Il livello di competitività nel settore dell’industria della macellazione e della trasformazione delle carni è seriamente compromesso da fenomeni di vero e proprio dumping contrattuale, o meglio di concorrenza sleale, attraverso l’utilizzo di false cooperative impiegate in discutibili appalti.

Da anni la FLAI CGIL sta denunciando e segnalando, alle competenti autorità e all’opinione pubblica, l’utilizzo di false cooperative in contestabili appalti che, ad avviso della scrivente, sono da ritenersi di dubbia genuinità e, in alcuni casi, di vera e propria somministrazione irregolare di manodopera.

Sappiamo molto bene che, con il Decreto Legislativo 276/2003, determinare con precisione il reato di intermediazione di manodopera è assai più complicato, in quanto un appaltatore può anche gestire solamente l’organizzazione del lavoro, anche senza investimenti particolari in tecnologie, impianti e mezzi.

Questa è la tipologia di appaltatori, che tramite la forma societaria della cooperativa, gestiscono in tutti i macelli, in quasi tutti gli impianti di sezionamento e, sempre più spesso, nei salumifici dell’Emilia Romagna, ma anche in tutto il resto del Paese, parti del processo produttivo.

Si utilizza la forma societaria della cooperativa, spesso non applicando nessun principio costituzionale e di legge, per “smontare” i contratti di lavoro, per ridurre diritti, per ridurre i costi del lavoro.

Sempre nelle nostre segnalazioni abbiamo evidenziato casi di sfruttamento che rasentano un nuovo e moderno caporalato. Sono coinvolti lavoratori stranieri di tutte le etnie, che subiscono, spesso da altri stranieri, fenomeni di caporalato. La tensione in questi luoghi di lavoro sta crescendo, come sta crescendo un pericolo per la tenuta delle coesione sociale all’interno di questi stabilimenti, per le differenti condizioni retributive e di diritti, fra i lavoratori dell’impresa committente e quelle dei lavoratori delle false cooperative.

False cooperative che nascono e scompaiono come i funghi, spesso cambiano nome e gli amministratori delegati e i loro presidenti si riciclano in altre cooperative. Cooperative che applicano il contratto della logistica e trasporti, mentre i loro soci lavoratori disossano e rifilano prosciutti, lavorano carni e producono salumi. Cooperative inserite, tramite appalti, nel processo produttivo dell’impresa committente, mentre il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro lo vieta e lo esclude espressamente.

La FLAI CGIL continuerà a segnalare alle competenti istituzioni i casi di irregolarità. Ad oggi, purtroppo, dobbiamo affermare che non abbiamo visto grandi risultati.

La FLAI CGIL non è solo preoccupata del livello di sfruttamento a cui sono sottoposti questi lavoratori, ma siamo anche preoccupati per la tenuta di questa filiera produttiva, la quale non è strategica solo per l’Emilia Romagna, ma anche per tutto il Paese.

Siamo preoccupati perché in queste condizioni di competizione, un macello o un salumificio che voglia rispettare le leggi di questa Repubblica, può correre seri rischi. E’ un’affermazione forte, ma le verifiche che abbiamo fatto in questi giorni confermano ed aumentano le nostre preoccupazioni.

Abbiamo verificato, dalle analisi di bilancio di alcune cooperative appaltatrici modenesi, un costo del lavoro di 13,60 euro/ora medi. Costo del lavoro notevolmente più basso delle imprese committenti, che oscilla fra i 27 e i 25 euro/ora medi, mentre la media nel settore dell’industria alimentare è di 22 euro/ora. La comparazione l’abbiamo fatta anche rispetto al costo del lavoro determinato dal Ministero, per quanto concerne le attività di facchinaggio, che prevedono un costo del lavoro di 20 euro/ora.

Queste sono analisi dei costi, fatti su documenti ufficiali reperibili in Camera di Commercio, che dimostrano un abbattimento di oltre il 50% del costo del lavoro, rispetto ai costi sostenuti dal committente. In queste condizioni, anche il Decreto Legislativo 276/03, laddove tratta della genuinità dell’appalto, farebbe fatica ad affermare che sussiste il “rischio d’impresa”. Quale impresa può stare in campo con un costo del lavoro di quelle dimensioni, che è praticamente identico al fatturato che produce in un anno?

I “cooperatori”, presidenti di queste discutibili cooperative, affermeranno che i nostri calcoli non tengono conto del fatto che i loro “soci” lavorano poche ore al giorno. Niente di più falso. Sappiamo bene che mediamente lavorano oltre le 200 ore al mese e, nelle buste paga, vengono dichiarate meno ore. Le altre ore vengono retribuite con “trasferte” e “rimborsi” esenti da imposizione fiscale e previdenziale.

Così oltre a generare concorrenza sleale fra le imprese si genera anche un problema di tenuta sociale. Infatti con simili retribuzioni dichiarate, drogate da forti quantità di denaro a cui non viene applicata imposizione fiscale e previdenziale, questi lavoratori possono ottenere benefici fiscali ed assistenziali, compreso il bonus “Renzi”, che altri lavoratori, con il medesimo importo netto in busta paga, non possono percepire. Altra benzina per chi soffia sul fuoco dello scontro razziale in questo Paese.

La FLAI CGIL continuerà a segnalare, denunciare a tutte le istituzioni questi episodi, ma incomincio a credere che non sia più sufficiente. E’ necessaria, a mio modesto parere, una maggior determinazione politica nello stroncare un fenomeno che, oltre a compromettere una filiera importante per la nostra economia, corre il rischio di compromettere l’esistenza delle imprese serie ed oneste che vogliono competere rispettando le leggi e i contratti di lavoro del nostro Paese.

Per questo motivo sono a chiedere il Vostro interessamento ed il Vostro intervento.

Umberto Franciosi

Segretario Generale FLAI CGIL Emilia Romagna

 

Bologna, 10 agosto 2015