Tamara-CalzolariLa provincia di Modena continua ad avere tassi di occupazione femminile superiore alla media nazionale (60,3% contro il dato nazionale che si ferma al 46,5%), ma i dati elaborati dall’osservatorio Ires-CGIL sul mercato del lavoro e dallo studio “Il mercato del lavoro oggi” del Centro Documentazione donna di Modena, ci consegnano un quadro che denota notevoli criticità.

La crisi ha impoverito il mercato del lavoro e la componente femminile ha perso il 3,6% nel 2014 sull’anno precedente, che si aggiunge al calo del 3,7% già subito anche nel 2013.

Il tasso di disoccupazione femminile è in forte crescita ( dal 5,8% del 2012 al 7% del 2013, con un lieve miglioramento nel 2014 secondo le proiezioni Istat), anche per un aumentato contingente di manodopera femminile che si è messa in cerca di occupazione per rimpinguare il bilancio famigliare indebolito dalle condizioni di disoccupazione o cassa integrazione del partner.

I dati tracciano anche un addensamento dell’occupazione femminile nei settori dei servizi e nelle qualifiche più basse.
Se in generale i giovani hanno tassi di precarietà più alta ( il 63,2% ha un contratto a tempo determinato in Emilia Romagna nella fascia 15-24 anni), le donne sono quelle che ne subiscono il peso maggiore e più a lungo, mentre i coetanei uomini cominciano a trovare contratti a tempo indeterminato nella fascia 25-34 anni.
Anche i dati delle liste di mobilità evidenziano come nei processi di ristrutturazione siano espulse donne con età più bassa rispetto agli uomini, spesso per sbarazzarsi di donne con figli.
Alta l’incidenza del part-time per poter conciliare il lavoro di cura che rimane quasi totalmente sulle spalle delle donne e che ne determina quindi un forte ostacolo per la crescita professionale e quindi retributiva, con immancabili effetti negativi anche sul fronte pensionistico.

Questi dati modenesi trovano corrispondenza nei dati nazionali dell’Istat che rivelano che il tasso di occupazione delle madri è inferiore del 30% rispetto alle lavoratrici senza figli, come anche il dato delle dimissioni entro l’anno di nascita del figlio che sono salite dal 18,4% del 2005 al 22,3% del 2012.

Bisognerebbe quindi agire sugli strumenti di conciliazione vita-lavoro per aumentare le possibilità di occupazione femminile, anche per migliorare il benessere complessivo delle famiglie.
Uno studio della Banca d’Italia, infatti, imputa al basso tasso di occupazione femminile (46,5%), l’alta incidenza della povertà delle famiglie, mentre se si aumentasse l’occupazione femminile al 60% ciò comporterebbe un aumento del 9,2% del prodotto interno lordo.

Quali strumenti adottare?
Intanto una contrattazione nazionale ed aziendale più attenta alle esigenze di conciliazione e l’applicazione corretta da parte delle imprese delle normative già in atto.
Una maggiore condivisione del lavoro di cura (oggi solo il 5,6% dei padri utilizza il congedo parentale per prendersi cura dei figli) e l’utilizzo di strumenti più flessibili come il congedo parentale ad ore che da pochi giorni è possibile sfruttare. Questa possibilità consente al genitore di non assentarsi completamente dal lavoro, ma anche solo per mezza giornata e in maniera frazionata su base mensile, con beneficio per l’azienda che non deve procedere a sostituzioni, ma anche per il genitore che può conciliare esigenze di cura e lavoro e garantirsi uno stipendio più alto.

Altro fronte è quello dei servizi. Modena è ai primi posti nelle classifiche nazionali per l’offerta di posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia così come per i servizi per gli anziani.

Il calo delle domande e la chiusura di alcune sezioni di nido, però, ci devono interrogare su come riformulare il sistema dei servizi in modo utile e sostenibile per le famiglie, consapevoli che se viene meno una struttura forte di sostegno al lavoro di cura questo si ripercuoterà inevitabilmente sull’occupabilità femminile.

In sintesi, il sistema delle imprese, il sindacato e le istituzioni devono progettare politiche serie di conciliazione se vogliamo migliorare le condizioni delle donne e del nostro tessuto produttivo già fortemente provato da molti anni di crisi.

(Tamara Calzolari, responsabile Welfare segreteria Cgil Modena)