IlManichinoDellaStoria_ph_GuerzoniA Modena nasce il Mata, il nuovo spazio dedicato alla cultura che il Comune ha aperto all’ex Manifattura Tabacchi. Il primo progetto culturale con cui si inaugura, venerdì 18 settembre alle 11, è la mostra “Il manichino della storia: l’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura” in programma dal 18 settembre 2015 al 31 gennaio 2016. La mostra è stata presentata in anteprima alla stampa oggi, mercoledì 16 settembre, dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli, dal vicesindaco e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza e dalla direttrice del festivalfilosofia Michelina Borsari.

L’esposizione, curata da Richard Milazzo, è prodotta dal Comune di Modena con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Apt Servizi Regione Emilia-Romagna, con il sostegno di Confindustria Modena. È inserita nel programma di eventi sviluppato in città per Expo e rientra nel programma di iniziative del festivalfilosofia 2015 incentrato sul tema “ereditare”.

Nel percorso espositivo dipinti, sculture, fotografie e installazioni, opera di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni: William Anastasi, Donald Baechler, Jean-Michel Basquiat, Carlo Benvenuto, Ross Bleckner, Alighiero Boetti, Jake and Dinos Chapman, Sandro Chia, Franceso Clemente, Gregory Crewdson, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Nicola De Maria, Urs Fischer, Nan Goldin, Felix Gonzáles-Torres, Andreas Gursky, Peter Halley, Jenny Holzer, Mark Innerst, Alex Katz, Anselm Kiefer, Louise Lawler, Annette Lemieux, Robert Longo, Allan McCollum, Malcolm Morley, Vik Muniz, Takashi Murakami, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Richard Prince, Thomas Ruff, David Salle, Salvo, Mario Schifano, Julian Schnabel, Andres Serrano, Cindy Sherman, Kiki Smith, Haim Steinbach, Philip Taaffe, Wolfgang Tillmans, Franco Vaccari, Meg Webster, Chen Zhen.

Alle opere delle sale si aggiungono, collocate all’esterno del Mata, tre sculture di Sandro Chia, Enzo Cucchi e Mimmo Paladino.

Durante i giorni del festivalfilosofia (18-20 settembre) l’ingresso sarà gratuito e a orario continuato (venerdì 18, 9 -23, sabato 19, 9 -1, domenica 20 settembre, 9 -21), inoltre, a partire dal 3 ottobre nel fine settimana visite guidate gratuite, a cura di Mediagroup98 e, dal 7 ottobre, di un ricco calendario di percorsi didattici. Dal 22 settembre l’ingresso costa 5 euro, con diverse riduzioni, ed è gratuito da 0 a 12 anni, per portatori handicap e accompagnatori, e per gruppi scolastici.

La mostra è chiusa lunedì e apre martedì (15 – 18); dal mercoledì al venerdì (10.30 – 13 e 15 – 18); sabato, domenica e festivi a orario continuato (10.30 – 19).

La mostra, oltre a testimoniare la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale, solleva questioni che interrogano la natura stessa dell’arte attraverso lavori rappresentativi di diversi stili e movimenti contemporanei: Concettualismo, Appropriation art, Neo-Pop, Superkitsch, Arte povera, Transavanguardia, Neo-espressionismo, varie modalità di Realismo, YBA (Young British Artists), Scuola di Düsseldorf, Figurazione, Astrattismo, Iperrealismo.

“L’arte si è trasformata in uno spettacolo – dichiara Milazzo, curatore della mostra – non solo per le case d’asta, le fiere d’arte, le gallerie commerciali, i musei e i collezionisti, ma anche per i critici, i curatori, i media, in larga parte per gli artisti stessi. L’arte, di conseguenza, in quanto spettacolo, è diventata un manichino”.

Il titolo trae la propria origine da quello di un’opera di Francisco Goya, “El Pelele” (1791-92) nella quale un manichino viene lanciato in aria da quattro fanciulle che reggono una coperta. La scena si svolge nel contesto rurale di una festa paesana. “Se noi leggiamo questa immagine in senso allegorico – prosegue Milazzo – la figura del manichino/arte viene scagliata in ogni direzione da tutti i soggetti coinvolti nella festa, nei giochi o negli spettacoli della critica e della cultura”.

La metafora suggerisce al visitatore una riflessione sullo stato dell’arte, dopo che la stessa è sopravvissuta alle pretese e alle richieste che nel corso della storia le sono state rivolte dal sistema, incluso il mercato. Sullo sfondo, quindi, di un immaginario palcoscenico dell’apparire, l’arte (secondo una metafora che provocatoriamente l’avvicina alla moda), potrebbe mostrarsi quasi come un manichino che guarda i suoi ultimi guardaroba o cambiamenti di scena, indossati, come un abito, a seconda delle nuove mode”.

Alla mostra si accompagna un catalogo, (Franco Cosimo Panini Editore, Modena), bilingue, che, oltre al testo critico del curatore, presenta circa trecento riproduzioni a colori e in bianco e nero, le biografie degli artisti presenti e l’elenco delle opere in mostra. Il catalogo, prezzo di copertina 59 euro, è in vendita in mostra a 55.

 

Il-Solitario-ChiaTRE SCULTURE DI TRE GRANDI ARTISTI ALL’ESTERNO

“L’idolo della voglia”, di Cucchi, il “Cavallo di Modena” di Paladino, “Il solitario” di Chia

Tre sculture di grandi dimensioni firmate da tre fra i più importanti artisti della scena contemporanea internazionale sono collocate negli spazi esterni della Manifattura Tabacchi, dove ha sede il nuovo spazio culturale cittadino “Mata” che da venerdì 18 settembre al 31 gennaio 2016 ospita la mostra “Il manichino della storia. L’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura”.

Si tratta della fontana di Enzo Cucchi intitolata “L’idolo della voglia” del 1992, del “Cavallo di Modena” di Mimmo Paladino, fusione in bronzo realizzata per l’occasione, e della scultura in bronzo di Sandro Chia intitolata “Solitario” del 1988.

“Nella grande fontana in bronzo di Enzo Cucchi – si legge nel testo in catalogo a firma di Richard Milazzo – vediamo gli astratti contorni muti di una figura femminile sdraiata sulla schiena, che sembra dare alla luce il mondo. L’acqua le sgorga dall’ombelico e si va ad accumulare in un cerchio che la circonda […] È come una gigantesca dea della terra”. La scultura, del diametro di circa 6 metri, simboleggia i quattro elementi della natura, l’acqua (che sgorga), la terra (rappresentata dal bronzo), l’aria (che permea lo spazio) e il fuoco (del sole che risplende sopra di lei) fin quasi a divenire un sottoinsieme della natura stessa.

“Il cavallo di Modena” di Mimmo Paladino, delle misure di circa 4 x 4 metri, collocato su un piedistallo alto 3 metri nella piazzetta “dal Paltadori” accanto alla ciminiera del Mata, è stato concepito dall’artista per “evocare i famosi quadri per la piazza d’Italia di Giorgio De Chirico e per fare un omaggio a questo grande artista italiano classico”. “Per me – prosegue Richard Milazzo – i cavalli di Paladino, e questo in particolare, stoici e inesplicabilmente abbandonati, riempiono un dato spazio o un’area  di cui sottolineano il vuoto”. “Il cavallo di Paladino – prosegue –  è l’archetipo perfetto del manichino della storia […] L’artista ha posto questo Manichino della storia in questa piazza di Modena in modo che stia là non come un vuoto monumento al passato ma come uno straripante monumento alla promessa fatta dalla città a se stessa quando ha scavato il suo primo pozzo per trarne acqua. […] il cavallo di Paladino è un testamento al fatto che siamo tutte culture in attesa di rinascere come una”. Sui due fianchi del cavallo, all’interno di due nicchie, sono rappresentate da un lato la trivella, simbolo di Modena, e dall’altro una testa umana reclinata, a significare nel complesso dell’opera il valore del lavoro che trasforma la materia tra pensiero e tecnica.

Davanti all’ingresso dello spazio espositivo, invece, è stata collocata la scultura in bronzo di Sandro Chia “Il solitario”. L’opera richiama la figura di San Sebastiano e, spiega il curatore Richard Milazzo, può rappresentare l’Artista ferito, trafitto su un fianco. Rimanda all’arte classica greca e a quella cristiana, mentre la testa ha elementi di surrealismo italiano e futurismo. Questa sintesi di diverse culture e delle loro espressioni artistiche rappresenta una cifra dell’autore che, prosegue Milazzo, usa la storia come colori, secondo la sua sensibilità e in assoluta libertà. L’opera è del 1988, anno in cui fu esposta alla Biennale di Venezia.

La mostra “Il manichino della storia” inaugura venerdì 18 settembre alle 11; è prodotta dal Comune di Modena con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Apt Servizi Regione Emilia-Romagna, con il sostegno di Confindustria Modena; presenta circa 90 capolavori appartenenti a collezioni private del territorio, realizzati fra gli anni Ottanta e i nostri giorni; rientra nel programma di iniziative del festivalfilosofia, quest’anno incentrato sul tema “ereditare” ed è parte del programma di eventi sviluppato in città per Expo 2015.

 

UNA PORTA VERSO MODENA E DA MODENA VERSO IL MONDO

All’anteprima stampa del nuovo spazio hanno parlato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il vicesindaco Gianpietro Cavazza e la direttrice di festivalfilosofia Michelina Borsari

All’anteprima per la stampa del nuovo spazio culturale Mata sono intervenuti il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, il vicesindaco e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza e Michelina Borsari, direttrice del festivalfilosofia, che vede anche la mostra “Il manichino della storia” nel programma dell’edizione 2015 dedicata al tema “ereditare”.

“Con questo nuovo spazio e questa mostra – ha sottolineato Muzzarelli – abbiamo perseguito due obiettivi: confermare l’impegno del Comune per la cultura e l’arte, e offrire l’opportunità al pubblico di ammirare, grazie alla disponibilità dei collezionisti privati, capolavori d’arte contemporanea altrimenti inaccessibili. Un modo – ha proseguito il sindaco – per far rientrare, anche dopo e oltre Expo, Modena nei circuiti dell’arte, culturali e creativi, del nostro Paese e non solo. Finalmente si può vedere ciò che è – ha concluso Muzzarelli – uno spazio prima chiuso che entra in rete aperta con la città, le opere della mostra, e le sculture collocate all’esterno del Mata che hanno già cambiato il paesaggio urbano e fanno già parte dell’immagine della città”.

L’immagine scelta dal vicesindaco e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza per parlare del Mata e della sua collocazione è quella di “una porta verso il cuore della città e, viceversa, da Modena verso le altre città e il mondo. Un nuovo spazio per la creatività e la cultura – lo ha definito – che in attesa del Polo Sant’Agostino dà l’occasione per poter mettere in campo sinergie e collaborazioni fra enti e istituzioni diverse, nel quadro di una migliore offerta culturale complessiva. Dopo questa mostra abbiamo avuto la disponibilità di massima del fotografo Franco Fontana per realizzare un progetto a cui ci piacerebbe lavorassero insieme Fondazione Fotografia e Galleria Civica. Spazi come quelli del Mata – ha concluso l’assessore – possono offrire a diversi istituti culturali, penso ad esempio al Museo della Figurina, nuove opportunità di espressione e di realizzazione di iniziative che hanno bisogno di dimensioni adeguate”.

Si è invece concentrato sul perché la mostra “Il manichino della storia” abbia incrociato l’interesse del festivalfilosofia, l’intervento della direttrice Michelina Borsari. “La mostra interessa il festival – ha detto – perché rappresenta uno dei frutti maturi del territorio e, sottotraccia, racconta anche l’avventura rischiosa e le scelte visionarie di un grande gallerista che, con i piedi in centro storico, portava però lo sguardo oltreoceano e faceva acclimatare in terra padana autori e opere altrettanto avventurose oggi riconosciuti nel mondo. Insomma – ha proseguito Borsari – la mostra porta il carattere di questa terra: operosa, curiosa di mondo e di bellezza. Somiglia al festival. E segnala che per arrivare alla bellezza ci vuole un lavoro della mente e dello sguardo che va curato, sollecitato, trasmesso”. L’intervento di Borsari si è infine soffermato sul luogo che ospita il Mata, la Manifattura. “È tutto il contrario dei ‘non luoghi’ – ha evidenziato – carica di storia, abbandonata, poi recuperata e ora bisognosa di una vita significativa e densa. Che cosa di meglio del segno artistico – si è chiesta concludendo la direttrice del festival modenese – per reinserirla nella vita della città e segnare anche il passaggio, enorme, che dal lavoro delle ‘paltadore’ e dalle ciminiere del sudore è giunto al cavallo di Paladino e alla sua grande eleganza?”.

La mostra al Mata inaugura venerdì 18 settembre alle 11. Durante i giorni del festivalfilosofia (18-20 settembre) l’ingresso sarà gratuito e a orario continuato (venerdì 18, 9 -23, sabato 19, 9 -1, domenica 20 settembre, 9 -21).

Info online (www.mata.modena.it o www.visitmodena.it)